44. Settembre 2020

25. Settembre 2020 IN HOC SIGNO 0

Cari amici,

con questo numero di IN HOC SIGNO completiamo la trascrizione della relazione dell’ing. Lucia Martinucci all’incontro del Circolo di Cristianità tenuto a Ferrara il 20 febbraio scorso sull’argomento «Introduzione al tema dell’ambientalismo».

* * *
Introduzione al tema dell’ambientalismo
(seconda parte)

ing. Lucia Martinucci

Al di là delle questioni tecniche — e ce ne sarebbero moltissime— ci sono vari livelli che permettono di contestare le posizioni ambientaliste, quelle ad esempio illustrate nel libro o nei discorsi di Greta Thunberg.

Innanzitutto possiamo avere dubbi sulla lettura dei dati che abbiamo a disposizione, ma c’è un altro livello: ho notato che costantemente il punto di partenza di ogni argomentazione è falsificato, per cui è indispensabile sottrarsi a quel punto di partenza, cioè il preconcetto ideologico sull’antropologia, la concezione di chi è l’uomo, di che cosa ci sta a fare in questo mondo, su che cos’è l’ambiente che ci circonda, sulla storia e su come funzionano le rivoluzioni stesse…

Pensare che una ragazzina che alza la voce possa innescare un effetto a valanga su folle di ragazzini che a loro volta possano cambiare il mondo è un discorso idealista e demagogico, che va bene per arringare le folle, ma manca di un pragmatismo realista che possa davvero avere un effetto.

È vero che al giorno d’oggi l’opinione pubblica è molto sensibile e che si spostano finanziamenti, quindi possibilità, quindi ricerca, anche tramite manifestazioni pubbliche, perfino facendo scioperare ragazzini, ma ci sono dei meccanismi politici, economici e sociali molto più complicati di cui tenere conto per avviare realmente un cambiamento. Ci sono “stanze del potere” dove poi si prendono le decisioni a livello di macro economia, perché se da una parte i tanto demonizzati operatori dell’alta finanza e le multinazionali che sfruttano le risorse e i Paesi poveri sono molto probabilmente senza scrupoli e si fanno pochi problemi etici quando c’è il guadagno di mezzo, ci sono altrettanti che lo fanno — sempre sfruttando risorse e persone dei paesi sottosviluppati per i quali nessuno si straccia le vesti se non a parole — cavalcando la green economy e la sostenibilità per fare grossi profitti su altre fette di mercato, per cui anche tutta la questione di cui si sta molto parlando dell’inquinamento proveniente dai gas di scarico delle automobili (benzina, diesel, elettrico ecc.) è da studiare e non è pensabile di dare per scontato nulla.

C’è da rimettersi a studiare, a rifare i conti, senza pretendere che anche trovando nuove soluzioni esse siano realizzabili immediatamente e siano attuabili per l’uomo. Ci sono degli altri interessi che non si può far finta di non vedere, pena, da idealisti, diventare ideologici.

Tutto questo ovviamente non vuol dire non provare a cambiare e prendere una certa direzione, per esempio anche con una educazione e una cultura che è sempre la base sulla quale si possa costruire qualcosa di migliore: senza conoscere le cose e avere una attenzione amorevole nei confronti di esse non si potrà mai prendersene cura in modo efficace. Ripeto dunque anche per questi motivi che la risposta non può essere ideologica: si dice che l’eolico è il futuro, ma molti motivi tecnici contraddicono questo asserto ideologico.

Non è detto che ogni nuova invenzione sia utilizzabile soltanto perché è nuova; piuttosto apriamo gli occhi e rendiamoci conto che la maggior parte delle invenzioni e scoperte tecnologiche provengono da studi pensati inizialmente per applicazioni militari. Un solo piccolo esempio: dobbiamo le calze di nylon a studi per sostituire la seta — di difficile reperimento prima della seconda guerra mondiale negli Stati Uniti — nella costruzione dei paracadute. Evitiamo di fare un discorso esclusivamente idealista soprattutto se dietro comunque a questo ideale che sembra nobile e che ha una facciata molto patinata in realtà c’è una ideologia falsificante.

Come base per una conclusione riassuntiva utilizzo ora il prezioso volumetto dell’Osservatorio Van Thuan — Ecologia ambientale ed ecologia umana. Politiche dell’ambiente e Dottrina sociale della Chiesa (2) — che fornisce un bel quadro per ribadire e avere presente quella unica verità che ci permette di riconoscere le varie facce delle menzogne che ci vengono raccontate senza cadere nel litigio e riuscendo ad evitare il tecnicismo, ma di impostare un discorso come facendo un passo indietro per osservare il problema con ampio quadro e cogliendone più a fondo il significato.

Un esasperato tecnicismo che ci fa discutere del mezzo grado in più o in meno può essere interessante per un certo verso ma perde fascino se devo cogliere il quadro globale e le vere domande: “l’uomo ha diritto di stare su questa terra?”; “l’uomo ha diritto di modificare l’ambiente che lo circonda?”

Alla fine di questo “Quaderno dell’Osservatorio” c’è una appendice, Decalogo per un ambiente a misura d’uomo nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa.

Sono dieci punti che riassumono alcune verità che è bene ribadire; si tratta di cose che sappiamo già e che qui vengono riassunte in modo molto efficace. All’interno di questo recinto è più agevole per noi collocare i vari aspetti della tematica.

  1. L’uomo è al di sopra delle altre creature. Presupposto base, che diamo per scontato. L’uomo è il vertice della creazione perché a immagine e somiglianza di Dio, messo da Dio nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse; voluto da Dio dall’inizio a sua immagine e somiglianza; redento fin dall’inizio poiché l’immagine e somiglianza si realizza nell’Incarnazione di Nostro Signore quindi nella Redenzione. Per questo l’uomo ha tutte le caratteristiche e tutti i diritti di essere al vertice della creazione. È un punto da tenere sempre presente sebbene non si possa in ogni ambiente esplicitare.
  2. Equilibrio dell’uomo nei confronti del creato. La dialettica nella quale siamo costantemente immersi ci fa quasi assumere un atteggiamento da tifoseria: “so che gli ambientalisti hanno torto per cui ho la tendenza a comportarmi in modo da far loro dispetto”. Sembra una esagerazione, ma in molti assumono questo atteggiamento. Questo clima dialettico si svela in particolare osservando i social network, dove si assiste costantemente ad un clima di tifoseria su qualsiasi argomento, mentre invece l’equilibrio che si deve avere è quello della ricerca della verità tra le due facce della medaglia. Coltivare e custodire.
    Il creato è una responsabilità dell’uomo e questa responsabilità non la può delegare. È corretto dire che il tema dell’ambiente è uno dei temi importanti oggi, certamente accanto ad altri come la povertà, i diritti umani eccetera, ma il vero problema è rendersi conto — come disse magistralmente il card. Caffarra quando affermò che trattare male un animale non lede il diritto o la dignità dell’animale, ma svilisce quella dell’uomo che manca al dovere di giustizia nei confronti di quella creatura (3) — che l’uomo inquinando non lede la dignità dell’ambiente ma la sua stessa dignità mancando al suo dovere di giustizia nei confronti di un creato che gli è stato affidato in custodia.
    Chiaro che questa prospettiva è oggi difficilmente spiegabile a chi tratta il suo cagnolino come un figlio e non ha mai riflettuto sulla questione della dignità spiegata dal cardinale Caffarra, tanto è vero che si parla sempre più spesso e insistentemente — e c’è anche nei discorsi di Greta — di pretesi “diritti dell’ambiente”. Quando si è persa la verità sull’uomo, la “fantasia al potere” inventa qualsiasi cosa.
  3. La questione ambientale coinvolge l’umanità intera. Questo non solo in ampiezza, ma anche nel tempo. Non coinvolge solo la totalità degli uomini oggi presenti sulla Terra, ma anche il concetto stesso di Umanità quale insieme che è stato nel passato e che sarà nel futuro. Occorre evitare di dialettizzare anche questo tentativo di contrapporre il presente al futuro. L’uomo, responsabile e custode del creato, ha un dovere di giustizia certamente nei confronti delle generazioni future, ma soprattutto in quanto uomo che si comporta con giustizia al di là del fluire del tempo.
  4. Primato dell’etica sulla tecnica. Ritorniamo sul concetto della priorità della dignità dell’essere umano su tutto il resto, anche rispetto agli interessi economici e rispetto allo sviluppo tecnologico, non cadendo nella tentazione di pensare che tutto quello che la tecnica ci permette di fare sia eticamente ammissibile.
  5. Vedere la natura e il creato come dono. Non solo come responsabilità, ma anche come dono, quindi qualcosa che ci è stato affidato ma su cui abbiamo effettivamente potere, avendo diritto di modificare l’ambiente, con rispetto e prendendosene cura, non con intento di sfruttamento.
    Questo aspetto è estremamente attuale nei discorsi comuni. Ad esempio Greta scrive che trova strano che gli umani che sono “una specie animale tra le altre” possano essere capaci di cambiare il clima della terra: varie sciocchezze in una sola frase!
    La mostra Anthropocene (4) recentemente allestita a Bologna vuole mostrare come l’attività umana ha modificato la natura, e lo fa sempre mettendo in luce gli aspetti negativi, che indubbiamente ci sono (montagne di plastica, foresta deforestata, mare inquinato con pesci morti ecc.) e mai quelli positivi (p. es. le bonifiche a Comacchio o a Pomposa, dove dai monaci è stato iniziato un lavoro con rispetto e cura).
    Il creato, se visto come dono, viene da sé che sia da valorizzare.
  6. Lo sviluppo deve sempre essere realista. Deve tenere conto di una scala economica, del rapporto costi/benefici e della fattibilità. Inutile cercare ideologicamente di mettere in atto costosi progetti che non funzionano a livello pratico e nemmeno a livello di economia globale.
  7. Destinazione universale dei beni. Sempre nell’ambito pratico e realistico le risorse devono essere a disposizione di tutti gli uomini. Questo enorme argomento dovrebbe essere oggetto di una trattazione a parte.
  8. Decisioni da prendere a livello di diritto internazionale. Per l’ovvia importanza globale e interconnessione degli interessi di tutti i Paesi del mondo è giusto che le decisioni debbano essere prese a livello internazionale, ma il pericolo è, come già detto, che si accreditino presunti “diritti dell’ambiente”.
    Per lavoro seguo le leggi, le norme e le direttive dell’Unione Europea, e vedo chiaramente come il movimento ambientalista mondiale stia influenzando le normative, per esempio sull’uso della plastica, purtroppo in senso ideologico: i termini utilizzati in queste direttive spesso obbediscono solo al politicamente corretto e non perseguono un vero obiettivo di miglioramento. Certe decisioni vengono prese a livello di diritto internazionale ma non è escluso che una azione di lobbing virtuosa non possa essere efficace per contrastare questa tendenza.
  9. Adottare uno stile di vita virtuoso. Un’ottica di rispetto del creato e di ordine nel creato coinvolge la virtù della temperanza, che ci insegna ad utilizzare le risorse al meglio senza sprechi e con equilibrio: oggi si parla di “impronta energetica” che quantificando e attribuendo un valore ad ogni attività umana la giudica con lo scopo di criminalizzare e colpevolizzare chiunque e accusandolo di sprecare le risorse del pianeta.
    Parlando con alcuni colleghi della mostra Anthropocene chiedevo quale fosse il suo scopo e che cosa mirasse ultimamente: è quello di far sentire in colpa!
  10. Gratitudine e riconoscenza per il dono ricevuto. Meditiamo sul passo biblico Isaia 45, 18 (5) e riconosciamo che il Signore, che poteva darci un mondo brutto, invece ce l’ha dato bello! La bellezza, la grandezza, l’ammirazione che nasce nel contemplare la natura, essendo anche quella a suo modo immagine del Creatore, ci può far riaccendere quella scintilla che c’è nel cuore dell’uomo di ricerca del Creatore (via pulchritudinis).
    Il Signore ci ha dato un mondo bello, e ancora: studiabile, indagabile — ci ha fatto intelligenti per capirlo! — e poi modificabile.

Per concludere. Tutti questi argomenti mi spingono a dedurre che per capire gli ambientalisti sia necessario prescindere dalla logica, perché l’ideologia ambientalista è veramente al limite dell’illogico. I testi di “ambientalismo spinto” che io ho letto sono veramente ai confini della fantascienza… la fantascienza ben fatta è più logica.

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Note:

(2) https://www.vanthuanobservatory.org/ita/ecologia-ambientale-ed-ecologia-umana-politiche-dellambiente-e-dottrina-sociale-della-chiesa-2/

(3) http://www.caffarra.it/intervento150105.php

(4) https://anthropocene.mast.org

(5) Poiché così dice il Signore,

che ha creato i cieli;

egli, il Dio che ha plasmato

e fatto la terra e l’ha resa stabile

e l’ha creata non come orrida regione,

ma l’ha plasmata perché fosse abitata:

«Io sono il Signore; non ce n’è altri.

[…]»

 

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Ricordiamo che tutti i precedenti “IN HOC SIGNO” sono pubblicati nel sito di Alleanza Cattolica in Ferrara www.scuoladieducazionecivile.org, recentemente ristilizzato.

Ad maiorem Dei gloriam et socialem

Alleanza Cattolica in Ferrara