62. Marzo 2022

11. Marzo 2022 IN HOC SIGNO 0

Cari amici,

il 20 novembre 2021 Alleanza Cattolica in Ferrara ha organizzato un incontro svoltosi nella chiesa parrocchiale cittadina di Santo Spirito sul tema della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Due gli interventi, presentati dal  parroco padre Massimiliano Degasperi F. I.: il primo di Renato Cirelli e il secondo di padre Immacolato Acquali, anch’egli Francescano dell’Immacolata ed ex parroco della stessa parrocchia. Ha infine concluso con un breve intervento il dirigente di Alleanza Cattolica prof. Leonardo Gallotta.
Vi proponiamo in questo numero di IN HOC SIGNO il testo — tratto dalla registrazione audio e non rivisto dall’autore — della terza parte dell’intervento di padre Immacolato Acquali F. I., dopo le prime due parti che abbiamo inviato i mesi scorsi e pubblicati nel sito di Alleanza Cattolica in Ferrara <http://www.scuoladieducazionecivile.org>.

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padre Immacolato Acquali F. I.

20 novembre 2021 – chiesa di Santo Spirito

La regalità sociale

di Nostro Signore Gesù Cristo

3. La nascita delle nazioni cristiane

È interessante quello che vediamo riflesso nell’uomo, nel teologo e più importante santo dell’epoca, sant’Agostino. Egli ha un’evoluzione nel suo pensiero: nelle Epistole rivendica tutto sommato una dimensione di tolleranza in relazione soprattutto al problema dei donatisti, una setta eretica che aveva comportato disordini non solo a livello teologico e di pensiero, ma anche a livello sociale (espropriazione di proprietà ecclesiastiche, atti di violenza…).

Agostino dice che non bisogna perseguitare i donatisti; là dove hanno violato la giustizia è bene che i beni ritornino alla Chiesa, ma non andiamo molto oltre… Sembra far propria la prospettiva, chiamiamola così, pre-costantiniana, secondo cui il cristiano non deve interessarsi in modo strutturale di gestione del potere: là dove è garantita la libertà della Chiesa questo basta.

Però il suo pensiero conosce un’evoluzione, perché dopo le leggi di Onorio — il quale invece, dopo il 380, comincia una azione molto più forte contro i pagani e gli eretici donatisti — il pensiero di Agostino muta e, ispirandosi al racconto evangelico degli invitati alle nozze, nel quale si legge “fate entrare tutti, volenti o nolenti”, oppure al fatto di un san Paolo disarcionato a forza dal suo cavallo da Gesù, dà uno spazio più forte a una dimensione di maggiore cogenza dell’autorità pubblica nei confronti di chi non è cristiano (o cattolico, i due termini allora coincidevano).

È quindi un passaggio nel suo pensiero che ha un’incidenza molto profonda nel Medioevo, quella parte di Agostino viene letta molto, anche se poi in parte si ricrederà in un’opera più importante che scriverà, il De civitate Dei, che viene scritta in risposta a quello che possiamo definire “l’11 settembre del mondo antico”, il Sacco di Roma del 410 da parte dei Goti, un evento che ha colpito la realtà, l’immaginazione, il pensiero del mondo antico più ancora della stessa caduta dell’impero romano.

Immaginate un impero che durava da secoli e che improvvisamente vede la sua Capitale, la sua città più sacra, più apparentemente inviolabile, saccheggiata in un modo orrendo; sembrava la fine del mondo, e quel mondo era diventato cristiano. Non solo la minoranza pagana pregava per la salvezza di Roma; a quel punto pregavano anche i cristiani, che erano una parte integrante, che erano l’espressione ufficiale della religiosità di quella costruzione politica.

E interpellano Agostino: “Come è potuto accadere?”. E nel De civitate Dei sant’Agostino ritorna a una posizione più dissociata fra il destino del politico e il destino della Chiesa. Dice che la fine di Roma non è la fine del mondo; non dipende da quello; noi siamo membri della Città di Dio. Non nega la dimensione del doversi difendere, non nega la dimensione che lo Stato è capace di giustizia terrena; il suo non è il distacco pessimistico e luterano fra sfera temporale e sfera del sacro. Lutero lo farà, perché Lutero si ispira in un modo improprio al pensiero e all’opera di sant’Agostino travisandolo completamente.

Agostino dice: la fine di Roma non è la fine del mondo, non è la fine del Regno di Dio, non è la fine di ogni speranza. È un mondo che nasce, dirà lui. Grandissimo profeta, perché dall’incontro con quelle popolazioni barbariche nascerà proprio l’Europa nella sua dimensione come la conosciamo oggi, quindi in realtà l’Europa nasce con la fine della centralità del mondo mediterraneo. Un po’ la fine dell’impero romano, un po’ le invasioni islamiche spingono il cristianesimo solo sul continente, di fatto sulla sponda nord del Mediterraneo, perché cancellano l’antica e florida cristianità del Nord Africa, da dove veniva sant’Agostino. Essa cessa completamente, in un modo all’inizio lento ma poi inesorabile.

Da allora la cristianità nordafricana non esiste più, se non con una minoranza di pura testimonianza: solo i Copti in Egitto nel Sud Mediterraneo mantengono la fiammella di una presenza ecclesiale cristiana.

È qui che inizia un profilo di criticità che dev’essere attentamente meditato. Il cristianesimo viene costretto dalla contingenza storica a radicarsi in una piccola parte del mondo conosciuto di allora, praticamente l’Europa come la conosciamo oggi. Che cosa accade però: il crollo di quell’entità che era diventata cristiana.

Voi immaginate un po’ la crisi. Pensate: un impero che abbraccia la fede di Cristo dopo pochi decenni crolla, un avvenimento traumatico per i credenti del tempo. “Ma come, abbiamo perseguitato il cristianesimo per secoli e non è successo niente, adesso che l’impero abbraccia il cristianesimo, dopo pochissime generazioni crolla la parte dell’impero dove c’è Roma!” E rimane solo la parte orientale, l’impero bizantino, che è un’altra cosa, andrà avanti con un’altra logica.

È un evento traumatico, ma da questo avvenimento traumatico però nasce la centralità della Chiesa nella vita sociale e politica di quella parte del mondo. È un paradosso: crolla l’impero romano cristiano e inizia la cristianità. Cioè la cristianità viene investita non per sua scelta dalla cura verso la sopravvivenza stessa della società.

Chi era in grado di strutturare una capacità legislativa, esecutiva e giudiziaria in un mondo post-romano nell’Europa del tempo? Solo il clero! Non perché il clero sceglie di occupare quello spazio, ma perché giocoforza è l’unica realtà che può farlo. Quindi la strutturazione di un rapporto molto forte tra la dimensione sociale e politica e quella religiosa avviene per una coincidenza storica, ovviamente stiamo parlando di una Provvidenza di Dio, ma non avviene perché a tavolino si sviluppa una realtà teorica che poi viene applicata alla realtà di fatto.

Avviene perché avviene. È come se intorno a noi improvvisamente collassasse tutto e anche oggi come milleseicento anni fa probabilmente la Chiesa cattolica è l’unica che, pure in mezzo a tante imperfezioni, difficoltà, contrasti interni, essendo esperta in umanità, potrebbe dare una chiave di lettura per la sopravvivenza della società. Allora era un questione di sopravvivenza; erano le persone che andavano al tribunale del vescovo (le episcopalis audientiae) perché era l’unico luogo dove potevano sperare di avere una giustizia, una equità (come la si chiamava allora) che era il modo di giudicare da parte della Chiesa. Era l’unica autorità che poteva attingere dal patrimonio giuridico romano per strutturare le nazioni che allora la Chiesa stessa aiutava a creare.

Le nazioni europee, tutte in pratica, tranne, incredibile, l’Italia. L’Italia non è nata per opera della Chiesa, ma per esempio la Francia con la conversione di Clodoveo, le nazioni scandinave, l’Inghilterra, la Spagna, non esisterebbero senza la conversione dei loro re al cattolicesimo. Non esisterebbero come nazioni.

L’Italia non sarebbe cristiana perché senza la Chiesa sarebbe diventata probabilmente metà tedesca e metà araba, ma come nazione è nata piuttosto contro la Chiesa che a causa di essa. Ma il cristianesimo struttura il politico, lo governa completamente perché non c’è nessun altro che può farlo. I re barbarici sono i primi che si consultano con i loro vescovi per capire come legiferare. Addirittura non conoscevano nemmeno che cosa voleva dire una legge scritta, non ne avevano nemmeno il concetto. È la Chiesa che pian piano struttura quei regni. Ma questo perché avviene? Avviene per una contingenza storica. Avrebbe potuto anche essere altrimenti, non lo sappiamo. L’Europa cristiana però di fatto si struttura così.

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Ad maiorem Dei gloriam et socialem

Alleanza Cattolica in Ferrara