52. Maggio 2021

15. Maggio 2021 IN HOC SIGNO 0

Cari amici,

vi proponiamo in questo numero di IN HOC SIGNO  dopo la prima parte inviata lo scorso mese — la seconda parte della relazione «La famiglia per la persona» svolta da Marco Invernizzi, attuale reggente nazionale di Alleanza Cattolica, al convegno «Giornata di Studi sulla Famiglia» tenutosi a Ferrara il 1° marzo 2003.

Il convegno, organizzato ben diciotto anni fa da Alleanza Cattolica in Ferrara con la presenza dell’allora Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Cardinale Caffarra e del fondatore di Alleanza Cattolica Giovanni Cantoni, ha svolto temi ancora estremamente attuali in una società nella quale, come ha detto papa Francesco, «la famiglia è bastonata da tutte le parti».

 

«La famiglia per la persona»

Marco Invernizzi – Ferrara, 1 marzo 2003

seconda parte: Il matrimonio e la famiglia nella concezione del protestantesimo

 

Il matrimonio e la famiglia sono sempre esistiti, invece l’avversione organizzata nei loro confronti ha avuto un inizio nella storia. Per avversione organizzata non intendo un complotto, ossia la pianificazione a tavolino del tentativo di sopprimere questo istituto (che peraltro può essersi verificata in alcune forze organizzate), ma intendo identificare il periodo storico in cui il rifiuto del matrimonio cessa di essere la trasgressione di qualcuno per diventare il pensiero di molti; quando cioè nasce l’ideologia che giustifica un certo comportamento.

Dopo la crisi rinascimentale – una vera e propria rivoluzione culturale che tentò di mutare il concetto di persona trasmesso dalla tradizione cattolica e che naturalmente influenzò anche il costume, la vita delle famiglie – sarà il protestantesimo ad affrontare il tema del matrimonio in maniera radicalmente diversa dal magistero cattolico. Per Lutero, «il debito coniugale è una colpa, una colpa propriamente furiosa. Per l’ardore e il piacere che in esso si provano, non differisce per niente dall’adulterio o dalla fornicazione. Sarebbe conveniente non cadere in tale colpa, ma gli sposi non possono evitarla. Allora Dio non imputa loro questo peccato, per pura misericordia» (De votis monasticis Martini Lutheri judicium, ed. Weimar, Schriften, VIII, p. 654, 19-22, cit. in G. de Haro, p. 57). 

Il problema di Lutero era la sua concezione radicalmente pessimistica della persona, la cui natura sarebbe stata totalmente corrotta dal peccato originale. Quindi, il matrimonio avrebbe potuto essere soltanto un rimedio alla concupiscenza perché, scrive l’iniziatore della Riforma, «il debito coniugale non si compie mai senza peccare, ma misericordiosamente Dio perdona questo peccato, giacché il matrimonio è opera sua; e attraverso questo peccato Egli mantiene tutto il bene che aveva incluso e benedetto nel matrimonio» (Vom ehelichen Leben, ed. Weimar, X-2, p. 304, cit. in G. de Haro, p. 57). 

Per i riformati, il matrimonio non è un sacramento (M. Lutero, De captivitate Babylonica Ecclesiae praeludium (1510), ed. Weimar, Schriften IV, p. 527), non è indissolubile, non sarebbe neppure ordinato alla prole e all’educazione dei figli, non avrebbe come proprietà necessaria l’unità (cfr. de Haro, p. 58). Lutero, secondo il Dictonnaire de Theologie catholique (voce Marriage, col. 2226), arriva anche ad ammettere la poligamia. 

È bene riflettere su come il protestantesimo rappresenti proprio un regresso circa la dottrina matrimoniale, se pensiamo che la Chiesa, con sant’Alberto Magno e con san Tommaso, aveva già affermato il carattere «buono» e virtuoso dell’atto coniugale, prescindendo per esempio da certe affermazioni contrarie di Pietro Lombardo [cfr. il Commento alle Sentenze (in IV Sent., dist. 41, a.3) di san Tommaso].

Comunque, la Chiesa risponde alla sfida protestante con uno degli atti principali della sua storia, il Concilio di Trento, a cui si ispirerà il primo e unico catechismo universale della Chiesa prima di quello voluto da Giovanni Paolo II, anche questo dopo un Concilio, l’ultimo, il Vaticano II.

Con il decreto De sacramenti matrimoni, il Concilio di Trento ricorda l’istituzione divina del matrimonio e la sua elevazione a sacramento, che produce la grazia per aiutare i coniugi a perseguire la santità (cfr. Intr. 3 e 2). Il Concilio non si occupa solo di questo aspetto del matrimonio, ma per esempio ribadisce la potestà della Chiesa sul matrimonio, oltre a occuparsi dei matrimoni clandestini nel decreto Tametsi.

Se grande fu il contributo del Tridentino anche in tema di matrimonio, non bastò certamente a preservare il mondo cristiano da nuovi attacchi e nuove crisi. Attacchi e crisi che investirono un’Europa ormai divisa dalla Riforma, lacerata dalle guerre di religione e tuttavia pronta per una nuova stagione missionaria grazie anche alla riforma cattolica o Contro-Riforma, al fiorire di nuovi ordini religiosi contemplativi e attivi. I santi non abbandonano mai la Chiesa e i santi spesso, anche se non necessariamente, sono frutto anche della santità delle famiglie di provenienza.

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Ad maiorem Dei gloriam et socialem

Alleanza Cattolica in Ferrara


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