61. Febbraio 2022

20. Febbraio 2022 IN HOC SIGNO 0

Cari amici,

il 20 novembre 2021 Alleanza Cattolica in Ferrara ha organizzato un incontro svoltosi nella chiesa parrocchiale cittadina di Santo Spirito sul tema della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Due gli interventi, presentati dal  parroco padre Massimiliano Degasperi F. I.: il primo di Renato Cirelli e il secondo di padre Immacolato Acquali, anch’egli Francescano dell’Immacolata ed ex parroco della stessa parrocchia. Ha infine concluso con un breve intervento il dirigente di Alleanza Cattolica prof. Leonardo Gallotta.

Vi proponiamo in questo numero di IN HOC SIGNO il testo — tratto dalla registrazione audio e non rivisto dall’autore — della seconda parte dell’intervento di padre Immacolato Acquali F. I., dopo la prima parte che abbiamo inviato il mese scorso.

* * *

padre Immacolato Acquali F. I.

20 novembre 2021 – chiesa di Santo Spirito

La regalità sociale

di Nostro Signore Gesù Cristo

 

2. La struttura della cristianità

È vero, la natura regale di Cristo e il regno di Cristo si diffondono attraverso una dinamica che è molto diversa da come si struttura un regno temporale. Si struttura attraverso una vita di cristianità e ovunque regni la fede, la speranza e la carità. Noi oggi non viviamo più in un regime di cristianità — a parte il fatto che si potrebbe anche problematizzare sul che cosa sia “cristianità” —, è vero, ma è anche vero che è anche molto legata al nostro essere europei, alla nostra parabola storica. Nel Medioevo il cristianesimo era molto radicato in quattro, cinque, sei nazioni, perché nemmeno erano tutte cattoliche quelle dell’Europa, già molte erano ortodosse, pensate all’esperienza delle nazioni scandinave che si cristianizzano molto tardi e dopo solo pochi secoli abbracciano il protestantesimo, quindi hanno un vissuto cattolico che quasi non esiste. Quindi un cattolicesimo radicato in modo molto profondo, fecondo dal punto di vista culturale, dal punto di vista teologico, enormemente importante ma che è limitato a quattro cinque nazioni.

Oggi i cattolici sono un miliardo e trecento milioni di persone (i cristiani circa 2,4). Cioè: i tre quarti di un continente, l’Africa, che nel Medioevo non conosceva Cristo e ora sono cristiani e tantissimi sono cattolici; l’America latina: l’America tutta è un continente cristiano anche se la maggior parte, specialmente negli Stati Uniti, sono protestanti; in Asia: qui il cristianesimo è una realtà definitivamente minoritaria, ma stiamo parlando comunque di più di un centinaio di milioni di cattolici, cristiani anche di più.

Quindi è vero che non siamo in un’epoca di cristianità ma è anche vero che dobbiamo avere uno sguardo di speranza anche se — non possiamo negarlo — il cristianesimo europeo sta attraversando una crisi molto profonda, perché non siamo gli unici cattolici in questo mondo, ma c’è tutta una realtà, e lo vedono bene quelli di noi che vivono a Roma, nelle chiese giovani che sono diffuse all’esterno dell’Europa, che hanno sì diverse problematicità, non hanno alcuni aspetti di maturità che ha il cristianesimo europeo ma che sono Chiese floride, giovani, anche piene di problemi e di immaturità ma sono realtà vive, profondamente vive. Non dobbiamo avere alcun problema anche nel focalizzarci sulla crisi che abbiamo vissuto e che viviamo tuttora, che sembra approfondirsi in Europa, ma dobbiamo alzare anche un po’ lo sguardo e capire quali sono anche le potenzialità positive che ha oggi la Chiesa per non arroccarci in un pessimismo che mai è utile per la vita spirituale.

Anche se siamo immersi in una crisi profonda e in opposizioni molto forti, non sono questi che determinano il nostro essere cristiani. Cristo ha vinto il mondo e l’ottimismo e la letizia sono un tratto caratteristico ed essenziale del cristiano a maggior ragione in un contesto come questo in cui viviamo. Però è giusto essere cristiani e cattolici non in un modo indistinto e indifferenziato: io sono europeo e non potrò mai liberarmi di questo profilo. Posso conoscere tante cose, perfezionarmi in tante conoscenze diverse ma sono europeo, sono italiano, io ad esempio sono milanese e anche questo determina la mia persona e non posso liberarmi di questo, per cui è giusto che dia anche una chiave di lettura legata alla mia identità profonda. È vero che facciamo parte di un popolo variegato ed è bene conoscere che cosa avviene intorno a noi, ma se Dio ci ha fatto nascere e operare in questo contesto è qui che dobbiamo portare frutto, essendo qui battezzati e incardinati in una Chiesa europea, italiana.

Il rapporto tra Cristo e la sua regalità sociale sottintende una problematica inevitabile. È il rapporto tra il cristianesimo e la sua sfera pubblica, che ha conosciuto nel corso della storia un percorso particolarmente accidentato, non lineare. Perché? Perché nei primi secoli del cristianesimo, i cristiani si diffondono, all’interno dell’unica compagine in cui il cristianesimo è stato presente in modo rilevante fin dall’inizio, che è quello dell’impero romano e del mondo mediterraneo in generale, in un modo che si diffonde e crea la sua dimensione sociale senza alcun rapporto con la sfera pubblica, anzi come sappiamo è altissimamente problematico il rapporto fra l’impero romano e il cristianesimo.

Pensate: che cosa c’è di più europeo dell’impero romano? Esso è la radice del nostro essere europei. Il mondo greco e il mondo romano: non c’è niente di più europeo di quello! Eppure il rapporto è terribilmente conflittuale: la mentalità europea non accetta il cristianesimo a partire da un presupposto religioso. Il cristiano perturba la religione romana, che era basata sulla “pax deorum”: il pantheon romano riconosce tantissime divinità, anche quelle dei popoli sconfitti che vengono assunte, assorbite dalla potenza vincitrice. A tutti deve essere reso culto e la radice della potenza romana, secondo la religione pubblica romana, è proprio il fatto che si rende culto a tutti gli dei possibili e immaginabili.

I romani avevano le loro divinità proprie, più nazionali e particolari; la dea Vittoria, per esempio, e tutto il loro variegato pantheon, ma il cristiano non accetta di entrare nella dinamica della “pax deorum” romana. Non può accettare, il cristiano, che il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio Uno e Trino, sia una parte di quel mondo, uguale agli altri; non può accettare di entrare nel pantheon romano sic et simpliciter; rifiuta questa logica e viene perseguitato per questo. Rifiuta un rapporto strutturale con la dimensione politica, in questo caso perché si nega una dimensione essenziale del cristianesimo, che è l’unicità di Dio.

Il cristiano che cosa chiede? Chiede la tolleranza religiosa, che solo dopo tre secoli arriva, con Costantino. Si dice erroneamente da parte dei laicisti che inizia l’“epoca costantiniana”. Non è vero: l’“epoca costantiniana” è un’epoca di brevissima durata, dal 313 al 380, quando inizia, quella sì in un rapporto più strutturale con la dimensione sociale e politica, l’“era teodosiana”. Il 27 febbraio del 380 il Credo di Nicea diventa la religione ufficiale dell’impero romano.

Da Costantino a Teodosio che cosa cambia? Cambia che entra la dimensione della tolleranza religiosa. Con Costantino il cristianesimo viene accettato quindi si dissolve la “pax deorum” secondo la dimensione romana. Il cristianesimo non viene inserito in un pantheon ma viene data la tolleranza religiosa che, attenzione!, è molto diversa da quella dei liberali del Settecento e dell’Ottocento, perché quella di Costantino è basata sulla positività del fatto religioso, sulla essenzialità del religioso nella vita dell’essere umano. In quella del Settecento e dell’Ottocento la cosa è capovolta: si è tolleranti verso qualsiasi religione perché in realtà tutte le religioni sono considerate false e realtà essenzialmente private. Perciò si possono tollerare: perché devono essere messe a latere della dimensione pubblica, non come invece nel caso di Costantino e nel caso anche, mutatis mutandis, dell’esperienza storica americana, dove c’è un pluralismo religioso ma non c’è un’ostilità preconcetta al religioso. Oggi anche lì le cose sono un po’ cambiate ma l’esperienza religiosa americana conosce delle differenziazioni rispetto al liberalismo europeo.

Che cosa accade in quei settanta/ottant’anni che dividono Costantino da Teodosio? L’imperatore diventa anche un imperatore romano cristiano? Li possiamo definire tali? Sì, esiste una simbiosi però alcuni di loro abbracciano il cristianesimo ariano, cioè: diventano sì cristiani, chiudono i templi pagani, creano difficoltà al paganesimo perché sono cristiani, e riconoscono come Costantino che la religione cristiana può essere un fattore di vitalità per la sopravvivenza dello stato romano, quindi abbracciano la dimensione della Chiesa, la considerano una cosa positiva; ma abbracciano anche, e alcuni di loro tendono a simpatizzare per la declinazione possiamo dire di quella destrutturazione del cristianesimo che è l’arianesimo, che nega la divinità di Cristo e che quindi è quanto di più radicale ci possa essere in opposizione della teologia cristiana.

A questo punto la Chiesa è costretta ad intervenire e, anche se l’impero è quasi più cristiano che pagano, però deve essere combattuto, non potendosi accettare l’ingerenza politica dell’impero romano cristiano su una dimensione essenziale dell’essere Chiesa come la confessione della fede, che è pertinenza dell’autorità ecclesiastica e non può essere pertinenza di uno Stato, di un Regno o di un Impero.

Può nascere questo anche da buone intenzioni, ovviamente l’arianesimo non può esserlo ma un re o un imperatore possono entrare nelle problematiche ecclesiali se pensano che sia una cosa giusta, ma di norma questo ha comportato più problemi che vantaggi.

Con Teodosio le cose cambiano. Il Credo cattolico di Nicea diventa la religione ufficiale dell’impero romano. Ovviamente questo non significa che tutti sono cattolici all’interno dell’impero; il cristianesimo è molto maggioritario in Oriente, da dove non a caso parte l’editto di Teodosio mentre è presente ma in un modo più debole in Occidente, nonostante il papato sia nella parte occidentale.

* * *

Ad maiorem Dei gloriam et socialem

Alleanza Cattolica in Ferrara


Chi desidera sostenere la nostra azione culturale può effettuare un bonifico sul conto corrente intestato ad Alleanza Cattolica presso la Banca Nazionale del Lavoro – Ag. 3 – Milano
IBAN   IT95D0100501603000000020661 – Causale   Contributo per Alleanza Cattolica in Ferrara