74. Marzo 2023

17. Marzo 2023 IN HOC SIGNO 0

Cari amici,

lo scorso mese abbiamo pubblicato la prima parte della relazione di Massimo Introvigne tenuta a Ferrara al convegno nazionale del 2001 sul tema «Fatima 1917-2000 e oltre». Oggi vi proponiamo la lettura della seconda parte.

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Convegno «Fatima. 1917-2000 e oltre» – Ferrara 13 ottobre 2001

Fatima nella nuova religiosità e nel “cattolicesimo di frangia”/2

di Massimo Introvigne

 

6. Il “cattolicesimo di frangia”

La nozione di “cattolicesimo di frangia” — non poco controversa — comprende quei movimenti che si dichiarano cattolici ma che non sono in comunione con la Chiesa di Roma, o perché non ne accettano l’autorità — non riconoscendo, per esempio, Giovanni Paolo II come Papa e considerando il soglio di Pietro “vacante” —, o perché, per quanto essi si ritengano soggettivamente in comunione con la Chiesa cattolica, la Santa Sede o il vescovo competente ritengono che le cose non stiano così, e che la comunione si sia rotta in seguito a una condanna non seguita da una correzione degli errori segnalati e da un ravvedimento (29). Il sociologo statunitense Michael Cuneo è l’autore di uno degli studi più noti e ricchi di informazioni sul cattolicesimo di frangia; ma la sua opera — The Smoke of Satan, del 1997 (30) — ha dato luogo anche a qualche critica. Infatti, Cuneo considera “di frangia” i cattolici che dissentono dalla linea della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, e ne distingue tre gruppi: i “conservatori”, i “separatisti” e i “mariano-apocalittici”. I “conservatori” di Cuneo sono critici nei confronti di alcune tendenze e documenti della Conferenza Episcopale americana, ma sono pacificamente in comunione con la Chiesa e con Roma; molti di loro si sono quindi risentiti per essere stati in qualche modo accostati ai “separatisti”, che sono invece coloro che non si considerano in comunione con Roma in quanto “sedevacantisti”; Cuneo non si diffonde particolarmente sulla — ovviamente non sedevacantista – — Fraternità di Sacerdotale San Pio X, preferendo studiare i sedevacantisti in quanto si conformano meglio e senza ambiguità al suo tipo ideale del “separatista”. In questa sede, rilevante è la distinzione che Cuneo stabilisce fra la deriva “separatista” e quella “mariano-apocalittica”. Entrambe — quanto ai gruppi da lui studiati — portano fuori della comunione con la Chiesa, ma per ragioni diverse. I “separatisti” lasciano Roma in quanto rifiutano una serie di dottrine — in particolare, in tema di libertà religiosa e di ecumenismo — e di pratiche — la nuova liturgia — conciliari e post-conciliari. I “mariano-apocalittici” seguono rivelazioni che la Chiesa dichiara non di origine soprannaturale; quando la Chiesa si pronuncia negativamente, preferiscono seguire la rivelazione anziché la Gerarchia. “Non è — scrive Cuneo — che i tradizionalisti [un’espressione che il sociologo americano usa qui come sinonimo di “separatisti”] non abbiano essi stessi interesse per le visioni profetiche e le previsioni apocalittiche. Il punto critico è che per i tradizionalisti questo è senz’altro un interesse secondario, una specie di hobby spirituale; mentre per i gruppi mariano-apocalittici non c’è nulla di più importante” (31). Nel mondo “separatista” i riferimenti a Fatima e ad altre apparizioni abbondano, ma nessun gruppo “separatista” si costruisce su Fatima, né considera le apparizioni l’elemento centrale della sua spiritualità. Sul punto specifico di Fatima, chi ne parla troppo è anzi da un certo punto di vista sospetto nel mondo “separatista”, sia perché l’insistenza sull’apparizione e su elementi politici di tipo anticomunista sembra distrarre dalla lotta considerata prioritaria per la liturgia detta di San Pio V e contro gl’insegnamenti del Vaticano II sulla libertà religiosa e sull’ecumenismo, sia — nel contesto specificamente americano, e secondo Cuneo — perché la centralità di Fatima è legata a un personaggio che i “separatisti” preferirebbero dimenticare. Si tratta di Francis Schuckhardt (1937-), prima laico appassionato di Fatima, quindi vescovo “vagante” e fondatore della comunità sedevacantista tuttora fiorente di Mount St. Michael a Spokane, nello Stato di Washington — CMRI, Congregazione di Maria Regina Immacolata —, in seguito espulso dalla sua stessa comunità dove aveva cercato d’imporre un bizzarro culto della personalità, e infine ospite delle prigioni californiane dopo un arresto nel 1987 per traffico di droga (32). Su questo punto, l’analisi di Cuneo appare persuasiva: quasi tutti i gruppi “separatisti” presenti in Italia e studiati nella Enciclopedia delle religioni in Italia da me, con altri, curata parlano di Fatima; ma nessuno nasce da Fatima o ne fa un elemento centrale del suo messaggio.

Sono meno d’accordo con Cuneo quando sembra affermare che l’intera corrente “mariano-apocalittica” nasce da Fatima e dall’anticomunismo. Il sociologo americano si concentra qui sul contesto statunitense recente, che tuttavia non nasce dal nulla ma ha alle spalle una ricca sequela di “cattolicesimo di frangia” — ante litteram, ma solo nel senso che l’espressione specifica non era ancora nata — nel secolo XIX, che ovviamente non nasce dall’anticomunismo. Altrove — studiando le radici di quello che è forse il più grande movimento “mariano-apocalittico” contemporaneo, l’Armée de Marie, fondata nel Québec da Marie-Paule Giguère (1921-) — ho cercato di tracciare una genealogia, ampiamente francofona, che va dalla scoperta e dalla pubblicazione nel 1842 del Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria di san Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) e dall’apparizione di La Salette, nel 1846, all’interpretazione apocalittica sia di testi del Montfort sia dell’apparizione alpina, sulle basi di versioni di un “segreto di La Salette” non riconosciute dalle autorità ecclesiastiche ma diffuse, negli anni del suo lungo conflitto con la Gerarchia, da una delle veggenti, Mélanie Calvat (1831-1904) (33). Rimango convinto che il “melanismo” — diffuso da autori di diversa fama e meriti letterari, da Léon Bloy (1846-1917) a Raoul Auclair (1906-1997) (34) — costituisca la maggiore radice della corrente che Cuneo chiama “mariano-apocalittica”, principalmente — ma non esclusivamente — di lingua francese, e ne alimenti molteplici filoni attraverso passaggi spesso poco noti. Ben prima del comunismo, sono la Rivoluzione francese e la caduta della monarchia in Francia a nutrire ansie millenariste e a sostenere un’interpretazione millenarista delle apparizioni mariane, secondo percorsi del resto identificati dalla più importante studiosa accademica delle apparizioni degli ultimi due secoli, Sandra L. Zimdars-Swartz (35). Né si deve immaginare che il filone “mariano-apocalittico” sia esclusivamente ultra-conservatore e anticomunista. Spesso è così, ma — per esempio — Fatima gioca un ruolo in un movimento cattolico di frangia “progressista” italiano, l’Opera Cenacolo Familiare fondata da Salvatore Paparo (1929-), secondo cui il terzo segreto di Fatima — con un curioso rovesciamento postmillenarista che ricorda le interpretazioni di stile New Age — annuncia un’“Età Aurea del Cristianesimo” il cui avvento richiede l’abolizione del celibato dei sacerdoti e il trionfo di un’“era di amore e di pace basata sulla santità della famiglia”, promossa da una “moltitudine di preti sposati” (36).

Con queste riserve, Cuneo identifica a mio avviso esattamente i due principali movimenti della movenza “mariano-apocalittica” di lingua inglese; entrambi hanno un rapporto cruciale con Fatima. Il primo — oggi, dopo la morte della fondatrice, diviso in almeno tre branche indipendenti — è il movimento nato attorno alle apparizioni non riconosciute di Bayside, un quartiere di Queens, a New York, e alla relativa veggente Veronica Lueken, nata Kearn (1923-1995). Nel 1968, Veronica dichiara di ricevere apparizioni di santa Teresa di Lisieux (1873-1897), poi — dal 1970 fino alla morte — della Madonna. Messaggi appaiono anche su fotografie di Veronica quando sono sviluppate. Nel 1971, su una fotografia scattata il 14 settembre, compaiono le parole “JACINTA 1972”; sono interpretate con riferimento a una presunta profezia della beata Giacinta Marto (1910-1920), secondo cui la Chiesa conoscerà una grande sofferenza nel 1972. Il senso di queste parole si chiarisce nel 1975: la Madonna rivela a Veronica che nel 1972 un gruppo di cardinali ha avvelenato e imprigionato Paolo VI (1897-1978) installando al suo posto un impostore “agente di Satana”. Si chiarisce in seguito che è questo il contenuto del terzo segreto di Fatima: l’ingresso di Satana in Vaticano, nel pontificato romano e nella Chiesa. Naturalmente, queste rivelazioni portano Veronica in rotta di collisione con la Gerarchia: il suo movimento era stato del resto già condannato dalla Diocesi di Brooklyn, dove ha sede, nel 1973; la condanna sarà reiterata nel 1986. Il carattere piuttosto sensazionale del terzo segreto di Fatima, di cui la veggente sarebbe detentrice, finisce anche per allontanare, nel 1977, i Pèlerins de Saint Michel, noti nel Québec come Berets Blancs, membri di un movimento cattolico canadese conservatore fondato nel 1934 intorno alle teorie del “credito sociale” e a forme di protesta anti-fiscale, che nel 1973 avevano “adottato” le apparizioni di Bayside e ne avevano diffuso la conoscenza in Canadà (37). Nonostante questo, un centinaio di gruppi di devoti di Bayside vedono la luce negli Stati Uniti d’America e altrove negli anni 1970, anche se dopo la morte della veggente nel 1995 e le divisioni fra i suoi seguaci è pure evidente un certo declino. Inizialmente, Veronica e i suoi seguaci avevano reagito positivamente al pontificato di Giovanni Paolo II (38). Tuttavia, le ipotesi più cupe sulla situazione del Vaticano sono tornate d’attualità dopo la pubblicazione del 2000, che la maggior parte dei seguaci di Veronica giudica una contraffazione demoniaca. Il movimento rimane attivo nel proporre dal ricchissimo archivio di messaggi ricevuti da Veronica profezie di avvenimenti contemporanei. Per esempio, uno dei siti Internet animati da seguaci della veggente ha proposto diversi brani che avrebbero previsto i tragici eventi dell’11 settembre 2001, e il 7 ottobre 2001, meno di quattro ore dopo l’attacco, lo stesso sito notava che “la guerra contro il terrorismo inizia il giorno della festa della Madonna del Rosario”. La richiesta della Madonna a Fatima di promuovere il Rosario “per la pace nel mondo” non è stata onorata, e così “la guerra inizia nella festa di Nostra Signora del Rosario” (39).

Se i fedeli di Veronica Lueken sono — nei termini di Cuneo — “separatisti” — così come il piccolo gruppo giapponese Seibo No Mikuni, fondato da Yukio Nemoto (1925-1988), per cui pure il vero terzo segreto di Fatima annuncia insieme castighi apocalittici e l’infiltrazione di Satana in Vaticano (40) —, l’Associazione Madonna di Fatima, o Centro di Fatima, diretta da don Nicholas Gruner (1942-), sostiene invece a gran voce di essere in comunione — se non con i vescovi — con Papa Giovanni Paolo II, che sarebbe semplicemente circondato da cattivi consiglieri. Nato in una famiglia anglofona di Montréal nel 1942, Gruner è uno studente universitario cattolico che entra nel Seminario Maggiore della sua città natale nel 1966; nel 1967, il rettore lo allontana per le sue idee conservatrici. Dopo numerosi pellegrinaggi in Europa, dove manifesta il suo entusiasmo per Fatima, Gruner si iscrive all’Angelicum di Roma e nel 1970 entra nel gruppo di novizi accolti dagli Oblati di Maria Vergine a San Vittorino Romano, dove sono attirati dai fenomeni carismatici di Fratel Gino Burresi. Nel 1973 si manifesta un dissenso fra i superiori degli Oblati di Maria Vergine e i novizi — in genere piuttosto conservatori — che ruotano attorno a Fratel Gino; Gruner è fra i novizi invitati a lasciare la congregazione, ed è in seguito accolto dai Francescani dell’Immacolata presso la Casa Mariana di Frigento, in provincia di Avellino (41). Completati gli studi, è ordinato sacerdote ad Avellino il 22 agosto 1976. Gruner non desidera peraltro entrare fra i Francescani dell’Immacolata, e sempre ad Avellino incontra difficoltà linguistiche per esercitare un normale ministero. Torna nel Nord America — con il permesso, inizialmente, del vescovo di Avellino — e si mette alla ricerca di un prelato sufficientemente conservatore che lo accolga. Nel 1977 è convocato a Ottawa dalla signora Anne Cillis — che negli stessi mesi s’interessa a Bayside, e diventerà prima una delle maggiori sostenitrici di Veronica Lueken, quindi un’accesa oppositrice e l’autrice di un libro ostile (42), non senza rompere peraltro anche con Gruner —, che gli chiede di prendere in mano un apostolato in difficoltà incentrato su una delle statue della Madonna Pellegrina di Fatima. Gruner — che vede in Fatima il centro della sua vocazione — accetta, e trasforma un’opera in crisi in uno straordinario successo internazionale. Dal 1978 pubblica il Fatima Crusader, “Crociato di Fatima”; nei primi anni, si tratta di una pubblicazione devozionale, che cerca di mantenere buoni rapporti con gli altri movimenti di apostolato mariano. Negli anni 1980 — particolarmente dopo il trasferimento da Ottawa a Fort Erie, nell’Ontario, nel 1985 — il movimento di don Gruner si esprime in tono sempre più apocalittico e “complottista”. Il tema è quello della consacrazione della Russia richiesta dalla Madonna a suor Lucia: Gruner annuncia eventi apocalittici — che sarebbero profetizzati, insieme a una grave crisi della Chiesa, nel terzo segreto — se non sarà effettuata al più presto, e alle diverse consacrazioni da parte di Giovanni Paolo II risponde costantemente che questa o quella condizione essenziale non è stata rispettata. Per denunciare la crisi della Chiesa e la grave disubbidienza alla Madonna a proposito della consacrazione, Gruner — che ha avuto nel frattempo notevoli successi nella raccolta di fondi, grazie ai quali ha potuto condurre tournée della Madonna Pellegrina in India, con grande concorso di folla — convoca una serie di congressi internazionali a Fatima nel 1992, a Città del Messico nel 1994, a Roma nel 1996) e ancora a Roma nel 2001, dove numerosi vescovi, soprattutto del Terzo Mondo, sono invitati, con spese di viaggio e soggiorno pagate dall’organizzazione. Immediatamente prima del congresso di Fatima, e in modo sistematico a partire da quello di Città del Messico, la Santa Sede pubblica messe in guardia invitando vescovi e fedeli a non partecipare. Da qualche decina, i vescovi che prendono la parola si riducono al congresso del 1996 a uno: monsignor Emmanuel Milingo, che pronuncia un forte discorso in cui accusa la massoneria e il satanismo di aver infiltrato la Chiesa ai massimi livelli (43). Il congresso di Fatima del 1992 è particolarmente movimentato: non solo a don Gruner è fisicamente impedito di concelebrare una messa al santuario, ma alcuni partecipanti al suo congresso — fra cui il cardinale Antony Padiyara (1921-2000), arcivescovo di Ernakulam, nel Kerala indiano — sono ricevuti il 10 ottobre da suor Lucia, la quale assicura loro che la consacrazione è stata fatta da Giovanni Paolo II nella forma richiesta dalla Vergine. Due giorni dopo, il gruppo si ripresenta da suor Lucia con Gruner stesso: ma, arrivato in ritardo rispetto all’appuntamento, vede l’incontro cancellato dalla religiosa, che deve ricevere la presidentessa delle Filippine Corazon Aquino. Segando — in un certo senso — l’albero su cui è seduto, dal momento che il movimento di Gruner è nel frattempo entrato nel mirino dei movimenti anti-sette che lo accusano di essere una “setta” e di praticare il “lavaggio del cervello”, il Fatima Crusader spiega inizialmente che suor Lucia è vittima, appunto, del “lavaggio del cervello”: “E’ È molto semplice usare tecniche di lavaggio del cervello su persone che vivono in un ambiente chiuso, specialmente quando sono anziane […]. Le persone sottoposte a lavaggio del cervello spesso ripudiano con entusiasmo le cose che sono state loro più sacre” (44). In seguito, il movimento di Gruner sceglie un terreno meno scivoloso e sostiene semplicemente che nell’incontro del 1992 suor Lucia è stata impersonata da un’abile attrice (45). Per quanto riguarda il congresso di Roma del 2001 — svoltosi dal 7 al 13 ottobre —, la Congregazione per il Clero, con una dichiarazione del 12 settembre 2001, ha ricordato che “le attività del Rev. Gruner […], tra le quali anche la suddetta Conferenza, non godono dell’approvazione delle legittime Autorità ecclesiastiche”. La dichiarazione ricorda pure che “sul Rev. Nicholas Gruner pesa una sospensione a divinis, confermata da una sentenza definitiva del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica” (46). Infatti, invitato più volte a tornare ad Avellino da successivi vescovi della città campana, Gruner aveva sempre rifiutato adducendo che questo avrebbe significato la fine dell’Associazione Madonna di Fatima; dopo ulteriori richiami, e la scadenza di un ultimatum fissato al 15 giugno 1996, il sacerdote è sospeso a divinis (47).

Nonostante la sospensione e il fatto che l’anticomunismo dopo il 1989 sia un tema che non garantisce più il successo immediato, neppure negli Stati Uniti d’America — e Gruner denunci infatti anche l’immoralità dilagante —, l’Associazione Madonna di Fatima continua ad avere diverse migliaia di seguaci e ha avuto il suo quarto d’ora di notorietà internazionale nel 2000, quando — dopo la pubblicazione della terza parte del segreto — i media hanno dato risalto alla posizione di Gruner secondo cui il testo vaticano non si riferisce al terzo segreto propriamente detto, ma al diverso — anche se autentico — resoconto di una visione dei tre fanciulli. Secondo un collaboratore di Gruner, dovrebbero esistere “due manoscritti. Il primo è un documento di quattro pagine contenente 62 righe di testo copiato dal taccuino di Suor Lucia (scritto non in forma epistolare), che descrive una visione avuta dai tre fanciulli di Fatima, e non contiene alcuna parola pronunciata dalla Madonna. Questo testo fu scritto da Suor Lucia il 3 gennaio 1944, trasferito al Sant’Uffizio il 4 aprile 1957, letto da Papa Giovanni Paolo II il 18 luglio 1981 (e quindi non poté indurlo a consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria il 7 giugno 1981, oltre un mese prima), fu custodito nel Sant’Uffizio ed è stato pubblicato dal Vaticano il 26 giugno 2000. L’altro documento è la lettera di una sola pagina contenente circa 25 righe di testo, costituite dalle parole pronunciate dalla Madonna. Questo testo fu scritto da Suor Lucia il 9 gennaio 1944 o subito prima, fu trasferito al Sant’Uffizio il 16 aprile 1957, letto da Papa Giovanni Paolo II nel 1978 (inducendolo a consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria il 7 giugno 1981), fu custodito nell’appartamento papale accanto al suo capezzale e non è stato mai reso pubblico dal Vaticano” (48).

 

7. Alcune conclusioni

Naturalmente, ogni discorso “tecnico” sulla consacrazione, i manoscritti o il segreto esula completamente dall’argomento che mi è stato proposto di trattare. Il mio tema riguarda le relazioni fra fra Fatima e il millenarismo della nuova religiosità contemporanea. Talora — nei casi del New Age, di alcuni culti dei dischi volanti e anche di certi gruppi “cattolici di frangia” — le relazioni sono rozze, e si riducono a scoperti tentativi di manipolazione (49). Altre volte — dalla lettura “a rovescio” da parte di ambienti pentecostali protestanti, che vedono nelle apparizioni mariane una manifestazione della diabolica Regina del Cielo, alle Chiese Iniziate da Africani e a movimenti come quelli di Veronica Lueken e di don Gruner, che hanno comunque radunato nel tempo migliaia di seguaci — si tratta di fenomeni senz’altro meritevoli di studio e di approfondimento. Al di là della straordinaria varietà di accentuazioni e di contesti, questi movimenti hanno qualche cosa in comune? Se lo hanno, si tratta forse solo dell’angoscia millenarista tipica di un’epoca difficile, che — turbata da mille paure — è insieme spaventata e curiosamente rassicurata dalla credenza che almeno – — da qualche parte – — un testo, un manoscritto, un segreto contiene la verità su come andrà a finire. Se il testo è pubblicato e si rivela altro da quello che si credeva fosse, la sua funzione come bene simbolico viene meno; si deve allora immaginare che — nascosto — esista un altro testo, un altro manoscritto, non necessariamente rassicurante quanto a un futuro che potrà essere tragico ma capace almeno di togliere all’attesa il veleno nell’incertezza. Fatima — con il suo gioco di rimandi fra testo e contesto — si presta sia a una riflessione sulla vanità di queste speculazioni, sia — interpretata a prescindere dal contesto, che è della Chiesa e nella Chiesa — a speculazioni nuove e a pretese di conoscere il futuro a loro volta ancora più singolari. In questa volontà di squarciare il velo che ci rende il futuro ignoto — inquietante già in quanto velo, a prescindere da che cosa si trovi dall’altra parte — sta comunque la radice del successo di tutti i millenarismi, che pretendono di sapere non solo quando, ma soprattutto come sarà il futuro della storia degli uomini. Dal momento che in hac lacrimarum valle è poco probabile che la storia ci offra prospettive pacificanti, è verosimile che i millenarismi, come i poveri del Vangelo, siano destinati a rimanere con noi sino alla vera fine dei tempi.

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Note:

(29) Cfr. la nozione di “cattolicesimo di frangia”, con numerosi esempi, in M. Introvigne, P. Zoccatelli. N. Ippolito Macrina e V. Roldán, Enciclopedia delle religioni in Italia, cit., pp. 37-40 e pp. 66-103.

(30) Cfr. Michael Cuneo, The Smoke of Satan. Conservative and Traditionalist Dissent in Contemporary American Catholicism, Oxford University Press, New York-Oxford 1997.

(31) Ibid., p. 134.

(32) Cfr. ibid., p. 104. Rilasciato, Schuckhardt dirige un’organizzazione ampiamente clandestina, gli Oblati di Maria Immacolata, da non confondere con l’ordine religioso cattolico che porta lo stesso nome. Cfr. un’analisi del caso da parte di un altro esponente sedevacantista, in Anthony Cekada, Mount St. Michael & CMRI. A Brief Overview, disponibile all’indirizzo Internet <http://www.traditionalmass.org/CMRI%20Overview.htm>.

(33) Cfr. il mio En Route to the Marian Kingdom. Catholic Apocalypticism and the Army of Mary, in Stephen Hunt (a cura di), Christian Millenarianism. From the Early Church to Waco, Hurst & Company, Londra 2001, pp. 149-165.

(34) Senza dimenticare il “melanismo” discreto — a fronte delle censure dell’autorità ecclesiastica —, ma tutt’altro che meno acceso, dell’orientalista don Louis Massignon (1883-1962) e del filosofo Jacques Maritain (1882-1973), su cui cfr., con ampia documentazione, François L’Yvonnet, Un destin à rendre jaloux des anges. Louis Massignon et La Salette, in François Angelier e Claude Langlois (a cura di), La Salette. Apocalypse, pèlerinage et littérature (1856-1996), Jérôme Millon, Grenoble 2000, pp. 193-219. Nominato ambasciatore di Francia presso la Santa Sede dal generale Charles de Gaulle (1890-1970), Maritain fa deporre il 15 dicembre 1946, anniversario della morte di Mélanie, “un cestino di fiori con un fiocco con i colori francesi” sulla tomba della veggente nella Cattedrale di Altamura (lettera di Jacques Maritain a Louis Massignon del 28 dicembre 1946, ibid., p. 212); Massignon, in una lettera del 28 aprile 1947 al poeta Paul Claudel (1868-1955), che l’orientalista e Maritain cercano di coinvolgere nei loro interessi “melanisti” con limitato successo, definisce il ritorno alle idee di Mélanie la “suprema crociata presente” (ibid., p. 217).

(35) Cfr. Sandra L. Zimdars-Swartz, Encountering Mary. From La Salette to Medjugorje, Princeton University Press, Princeton 1991.

(36) Cfr. la scheda Opera Cenacolo Familiare, in M. Introvigne, P. Zoccatelli, N. Ippolito Macrina e V. Roldán, Enciclopedia delle religioni in Italia, cit., pp. 94-96.

(37) Il casus belli che determina la rottura del 1977 riguarda una rivelazione della Madonna a Veronica che ingiunge alle donne di portare un basco blu e non bianco, mentre i Pèlerins de Saint Michel sono affezionati al berretto bianco, adottato sin dalle loro origini sia dagli uomini sia dalle donne.

(38) Interviste condotte nel 1999 a Bayside dall’autore. La biblioteca del CESNUR conserva una collezione delle pubblicazioni — spesso semplici ciclostilati, che rendono difficile la costruzione di un corpus —, che riportano i numerosissimi messaggi della Madonna a Veronica.

(39) Messaggio di benvenuto sulla pagina <http://www.tldm.org/>, download del 7-10-2001.

(40) In generale, cfr. la scheda Seibo No Mikuni, in M. Introvigne, P. Zoccatelli, N. Ippolito Macrina e V. Roldán, Enciclopedia delle religioni in Italia, cit., p. 56; su Fatima, cfr. P. Zoccatelli, Seibo No Mikuni, a Catholic Apocalyptic Splinter Group from Japan, relazione presentata al convegno annuale del CESNUR, Riga (Lettonia), 29-31 agosto 2000, disponibile sul sito Internet del CESNUR all’indirizzo <http://www.cesnur.org/conferences/riga2000/zoccatelli.htm>.

(41) È appena il caso di notare che né la Casa Mariana di Frigento né gli Oblati di Maria Vergine hanno avuto nulla a che fare con le successive attività di don Gruner, cui non possono quindi in alcun modo essere collegati.

(42) Cfr. Anne Cillis, Bayside Backstage, Archangel Press, Ottawa 1986.

(43) Curiosamente, Milingo nel 1996 attribuisce uno straordinario potere a un “Anthony Levay” — senza dubbio un’allusione al fondatore della Chiesa di Satana, Anton LaVey, pseudonimo di Howard Stanton Levey (1930-1997) —, che si sarebbe appena recato in Africa per nominare il capo locale della sua “Chiesa satanica”, sarebbe acclamato come il “nuovo messia” negli Stati Uniti d’America e influenzerebbe anche la “Chiesa [verosimilmente, cattolica] Americana” (Mons. Emmanuel Milingo, Three Dimensions of Evil, discorso del 22-11-1996 al congresso Fatima 2000: World Peace and the Immacolate Heart of Mary, Roma, pubblicato in appendice alla biografia di don Gruner scritta dal suo collaboratore Francis Alban, Fatima Priest. Priest, Prophecy and Peril… The Vatican Key to Peace and Terror, Good Counsel Publications, Pound Ridge [New York] 1997, pp. 383-389 [p. 385]). Nell’edizione italiana rivista, del 2000 (Francis Alban e Christopher E. Ferrara, Il Sacerdote di Fatima. Il Sacerdote, la Profezia, il Rischio… Il Vaticano di Fronte alla Scelta tra la Pace ed il Terrore, Good Counsel Publications, Pound Ridge [New York] 2000), “Anthony Levay” diventa “Anthony Levi” (ibid., pp. 514-515). In realtà nel 1996, da quando aveva subito un infarto nel 1990, LaVey era confinato a San Francisco dalle sue gravi condizioni di salute — sarebbe morto l’anno dopo — e il suo seguito era ridotto a poche decine di fedeli, senza nessuna influenza — al di là della piccola subcultura satanista — sullo scenario religioso statunitense in genere, per non parlare della Chiesa cattolica americana.

(44) [Don] Paul Leonard, Has the Pope Fulfilled Our Lady of Fatima’s Request, in Fatima Crusader, s.n., (inverno 1993), p. 18.

(45) Così F. Alban, op. cit., pp. 126-132.

(46) Dichiarazione della Congregazione per il Clero, del 12-9-2001.

(47) Gruner sostiene che si tratta di un piano per far tacere la sua voce profetica, e che nel 1995 l’allora arcivescovo di Hyderabad, in India, mons. Saminini Arulappa, lo avrebbe incardinato nella sua diocesi e si sarebbe tirato indietro — adducendo il motivo tecnico della mancata “escardinazione” da Avellino — solo dopo pressioni del “Nunzio Apostolico” in India (cfr. F. Alban, op. cit., pp. 203-208). Si tratta dello stesso mons. Arulappa che nel marzo 2000 si è trovato al centro di polemiche per aver criticato la scelta a suo successore del vescovo Marampudi Joji, di Vijayawada, primo vescovo dalit, cioè di casta bassa, chiamato in una grande diocesi cattolica indiana (cfr. Low-caste Bishop’s Transfer in India Brings Mixed Reaction, in Catholic News Service, 29-3-2000).

(48) Andrei M. Cesanek, Esistono due manoscritti originali del Terzo Segreto?, testo in italiano disponibile sul sito Internet dell’Associazione Madonna di Fatima (<www.fatima.org>) all’indirizzo <http://www.fatima.org/it/itcr64pg03.html>.

(49) Cfr. le osservazioni di Raffaella Di Marzio, Fatima tra storia e profezia, disponibili all’indirizzo Internet <http://www.grisroma.it/indice/Segreto_fatima.htm>.

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Ad maiorem Dei gloriam et socialem

Alleanza Cattolica in Ferrara