99. aprile 2025

Il sogno della Tolleranza

Recentemente ho fatto un incontro che mi ha aperto gli occhi e ha cambiato la percezione di me stessa. Che cos’è del resto la mia percezione se non quello che il senso comune mi attribuisce, quello che la gente pensa che io sia? Un incontro comunque che, prima, avrei definito casuale e ora mi rendo conto che più che casuale è stato provvidenziale. Ma andiamo con ordine.

Quando, nel 1995, l’UNESCO – con una Dichiarazione che si ricollega a quella dell’ONU del 1948 – mi ha dedicato una Giornata Internazionale, devo dire che mi sono sentita proprio gratificata. Da allora molti Paesi del mondo intero mi ricordano e ribadiscono i princìpi su cui sono fondata.

Buoni princìpi, indubbiamente! La Dichiarazione del 1995 mi definisce in termini di rispetto e apprezzamento della varietà delle culture del mondo nel riconoscimento esplicito dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti. La Giornata, poi, che si celebra ogni anno il 16 novembre, ha lo scopo di sensibilizzare la collettività in merito all’importanza del rispetto e dell’accettazione verso le culture differenti dalla propria, respingendo ogni forma di marginalizzazione, violenza e discriminazione nei confronti delle minoranze di ogni genere.

Ovviamente non avevo certo bisogno dell’ONU e dell’UNESCO per sentirmi orgogliosa di me stessa. Già in pieno Settecento nientemeno che Voltaire mi aveva dedicato un intero trattato, una delle sue opere più famose e apprezzate. Devo dire però che, benché gratificata dall’attenzione dell’autore illuminista, c’era pur sempre qualcosa che fin da allora mi suonava strana e che solo oggi riesco a cogliere.

Si tratta della mancanza di una visione morale. Non ho mai voluto avere davanti agli occhi un modello, un “come dovrebbe essere”, una legge. Non c’è nessun giudizio, in me, nei confronti delle cose, delle situazioni, delle azioni umane. Deve essere così per poter andare incontro a tutti! Questa neutralità l’ho sempre considerata un vantaggio, e indubbiamente ha dato dei buoni risultati tutte le volte che sono intervenuta a difesa della difesa dei diritti civili e in qualunque altra situazione di difficoltà.

Non ho mai avuto nei confronti di mia cugina Misericordia un atteggiamento di inferiorità. Tutt’altro, considerando la sua propensione al perdono una debolezza! Per me non si tratta di perdonare, ma di accettare attivamente una diversità.

La crisi per me è giunta quando, incontrando la Misericordia, ho considerato possibile l’esistenza del bene e del male. Ora mi rendo conto che mentre – giustamente! – bisogna avere la massima comprensione per qualsiasi situazione nel rispetto della dignità di ogni persona, non bisogna però dimenticare le esigenze della giustizia, del bene comune e, perché no, di una visione della vita non esclusivamente orizzontale ma aperta alla trascendenza.

La Misericordia mi ha detto solo:

«Vedi, cugina Tolleranza, tu sei straordinaria, perché quando incontri chi agisce per il bene lo tuteli in ogni modo e quando incontri chi ha fatto il male gli dici “Ti perdono”. Io invece, incontrando chi ha fatto il male, come te gli dico “Ti perdono”, ma poi aggiungo “da oggi non farlo più!”».