n. 2 – marzo 2017

13. Marzo 2017 IN HOC SIGNO 0

Cari amici, 
con la prima uscita di “IN HOC SIGNO”, nel dicembre del 2016, vi abbiamo riassunto i due interventi della prof. Silvia Scaranari alla “Giornata di Alleanza Cattolica” del 12 novembre 2016, dedicata al tema «Secolarizzazione, decristianizzazione, persecuzione: tre fasi di uno stesso processo». Ora proponiamo alla vostra attenzione una sintesi dell’intervento conclusivo che nella stessa occasione ha pronunciato l’Arcivescovo mons. Luigi Negri.

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Avete individuato con molta chiarezza i responsabili del processo che la nostra civiltà sta vivendo ed è chiaro che l’obiettivo di questa serie multiforme di forze non è la modificazione di questo o quell’aspetto della nostra realtà culturale ma è la scomparsa della “anomalia” cristiana che costituisce una grande sfida per l’intelligenza del nostro tempo. Costoro pensano che la fede non c’entri con la ragione, ma che sia una minaccia per la ragione.
Ora vediamo come passare dall’analisi ad una posizione di responsabilità anche operativa. Le analisi sono compiute ma ora occorre fare un passo successivo. In pratica: che fare ora? Che fare a seguito di quel che si è detto finora? Ci sono indicazioni operative di reazione a questo sostanziale tentativo di eliminazione della “anomalia” cristiana? 

1. Quali sono, innanzitutto, le linee della nostra responsabilità? Non pensiamo di non essere in parte responsabili anche noi. La cristianità ha avuto spesso una reazione debole, a volte inesistente, a volte c’è stata connivenza e complicità. Il modernismo innanzitutto: la battaglia di papa san Pio X (in particolare con l’enciclica Pascendi Dominici gregis del 1907) non è stata vinta: l’orientamento della intelligenza cattolica è oggi più incline al modernismo rispetto a cento anni fa.
Questa incapacità a reagire raccogliendo la sfida del modernismo la cogliamo ad esempio nella tendenza a ridurre la fede a messaggio, messaggio che trova la sua formulazione definitiva nelle Sacre Scritture, le quali sono concepite come astratte nel contesto ecclesiale, anzi sono considerate tanto più significative quanto meno in connessione con la Chiesa. Il cristianesimo diventa una sapienza nei confronti della quale esercitare uno spirito critico e da sottoporre ad esegesi.
La funzione dell’esegeta diventa fondamentale e il metodo storico critico esclude la fede spogliando cioè il documento da elementi fideistici per poter esaminare il documento in modo “scientifico”.
Lutero riduce la fede a sentimento e se uno non “sente” questa fede non si potrà “sentire” salvato. Questa riduzione poi porta anche ad una riduzione intellettuale. Sull’argomento vi sono grandi contributi esplicativi di papa Benedetto XVI, soprattutto nel “dogma” indiscusso di una presunta alternativa radicale tra il “Cristo della storia” e il “Cristo della fede”. Anche nei seminari l’insegnamento impartito risente di questa impostazione, e rendersene conto è già un punto di partenza.
Anche mettere l’accento sul genere letterario che diventa preponderante rispetto al contenuto storico dell’evento contribuisce ad oscurare la trasmissione della fede. Questo è un grave problema e gli ultimi due pontificati hanno cercato di ripulire la realtà della fede, che non è un documento ma un evento e un incontro con Gesù Cristo.
Primo cedimento dunque ridurre la fede a esegesi, ridurre un evento a un discorso. Si tratta di una eresia di tipo gnostico. Come tutte le eresie, risponde male alla domanda se sia la fede a giudicare il mondo oppure viceversa se sia il mondo a giudicare la fede. 

2. Dopo questa prima serie di osservazioni ce n’è una seconda.
Per trovare la linea di una ripresa, non di lotta ma di identità: Giovanni Paolo II ha riproposto l’identità ecclesiale di fronte a un mondo che si dimostrava vicino al suo esaurimento. Diceva che la Chiesa non deve proporre una ideologia, ma affermare Cristo come unico redentore dell’uomo. Occorre uscire dalla restrizione della fede, che non deve rimanere confinata nei limiti imposti dal mondo, ma “giocare” a tutto campo Riprendere i termini essenziali dell’avvenimento cristiano; la presenza nella storia di Cristo è l’unica possibilità di salvezza. Il cristianesimo non ha il problema di doversi misurare con le ideologie, la Chiesa non ha il problema del confronto con il mondo, ma quello di evangelizzarlo. Deve dunque necessariamente essere il soggetto di una nuova evangelizzazione.
Lo scarto tra mondo e Chiesa non si legge nello scontro delle ideologie, ma dove la Chiesa si occupa dell’uomo e si rivolge all’uomo di questo tempo annunciando che Dio l’ha salvato in Cristo.
Ogni cristiano oggi ha la responsabilità di dimostrare con la sua vita e la sua testimonianza che la fede esaurisce la sua esperienza umana. Il problema della Chiesa è l’evangelizzazione dei lontani, che sono sì quelli ai quali non siamo stati capaci di mostrare Cristo, ma sono anche quelli che stanno fra di noi ma che ci stanno per altre ragioni, per prestigio, per potere. 

3. Terzo e ultimo punto: le tracce della testimonianza da fornire all’uomo di oggi.
Il primo passo che la Chiesa deve fare è la consapevolezza che noi portiamo la cultura vera dell’uomo, consapevolezza di saper dare un giudizio definitivo sul mondo (non sui singoli uomini), non tacerla anche se il mondo ritiene che questo sia scorretto e “dividente”. Recuperare quindi la capacità di giudizio. Il cristianesimo non è una cultura, ma fa nascere una cultura e porta un giudizio su ogni cultura.
Il secondo passo, non separato dal primo, consiste nel non separare la dottrina dalla carità. È certamente l’ora della carità, ma questo non significa disattendere la dottrina.
Terzo passo: occorre leggere i segni dei tempi. Giovanni XXIII ha insegnato a leggere le gravi condizioni dell’uomo moderno: la tragedia della Chiesa di oggi è aver separato la fede dall’impegno culturale, sociale e politico.
Siamo testimoni di terribili attacchi alla famiglia e al matrimonio, alla vita umana: la Chiesa non può tacere ma deve interpretare e giudicare. 

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Questi sono soltanto alcuni appunti tratti dalla magistrale relazione alla Giornata di Alleanza Cattolica svolta il novembre scorso a Ferrara da S. E. mons. Luigi Negri. Per chi volesse ascoltare la registrazione audio di questo intervento (così come dei due della prof. Scaranari che l’hanno preceduta) non ha che da richiederla con un messaggio email: verrà inviata gratuitamente tramite il servizio WeTransfer.


Ad maiorem Dei gloriam et socialem


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