Il percorso di ricostruzione di una Europa corrispondente alla verità della persona umana

Lezione tenuta il 22 febbraio 2007

dott. Chiara Mantovani

La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.

 

Processo costante, onnicomprensivo, dipanatosi nel tempo del mondo ma iniziato prima del tempo umano, questa decostruzione della persona umana ha un nome: secondo il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione è un termine appropriato. Alleanza Cattolica lo ha trovato molto ragionevole, molto ben descrittivo della realtà delle cose e lo ha accolto nel suo “linguaggio familiare”, nelle sue categorie filosofiche, nella costruzione delle sue riflessioni.

E’ ancora necessario che stasera io mi soffermi almeno un po’ sul “prima”, poiché l’”adesso che cosa fare?” dipende tutto da una corretta diagnosi etiopatologica: i rimedi sono pochi davvero a nostra disposizione, la cosa più importante è che siano appropriati, il più mirati possibile.

La storia della distruzione della persona è una storia metafisica ma non per questo meno reale; inizia a realizzarsi con Adamo ed Eva (lo so che la sto facendo lunga, ma sarò rapida!) anche se inizia ancor prima. Inizia all’annuncio della creazione della persona umana, quando al più bello degli Angeli è prospettata la natura umana di Cristo che si incarnerà nell’umanità. A questo progetto del Padre, Lucifero risponde “non serviam“, non servirò, non riconoscerò Dio nell’Uomo, non mi assoggetterò a Lui. E poiché proprio nella persona umana, dall’Incarnazione in poi, si vela e si disvela il Creatore, a questa persona umana, da allora in poi, sarà rivolta l’attenzione distruttrice del demonio. Tanto forte e indelebile è l’immagine e la somiglianza di Dio nell’uomo, quanto accanito e irrinunciabile il tentativo di scompaginarla. Dio è inaccessibile; l’uomo è, a causa del peccato, “lasciato in mano al suo consiglio” e dunque attaccabile.

Ecco perché “ci sono tante persone che pensano, agiscono, giudicano” in modo così palesemente contrario a ciò che la ragione, il “logos”, suggerisce.

Se il peccato di origine è una risposta di orgoglio, il suo rimedio è l’umiltà: ecco perché Maria Santissima è archetipo del vero fedele, come è archetipo della Chiesa.

Il primo passo per un percorso di ricostruzione è quello di sapere dove ci si trova. Ecco perché ho dedicato tanto tempo alla descrizione della situazione, che si potrebbe così riassumere: “Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. È un “nemico” divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio” [Pio XII, Discorso Nel contemplare agli Uomini di Azione Cattolica d’Italia, del 12-10-1952, in Discorsi e Radiomessaggi, vol. XIV , p. 359].

Che cosa bisogna fare? — si chiedeva già nel 1935 lo storico, pensatore e letterato svizzero Gonzague de Reynold (1880-1970), e rispondeva: — Ritornare al punto di partenza da cui abbiamo preso la via sbagliata” (Gonzague de Reynold, L’Europe tragique, Éditions Spes, Parigi 1935, p. 463).

Ritornare al punto di partenza significa ripartire dall’uomo, dall’oggetto dell’attacco devastante, cercando di ri-costruire la sua identità, perché proprio alla perdita della sua identità siamo ormai giunti. Dove ci siamo sbagliati e dunque da dove iniziare a ricostruire? Ci siamo sbagliati molto tempo fa e ora ci troviamo a dover fare il percorso inverso a quello delle nostre serate.

Come? Dove? Quando? Con gli argomenti di ragione, in ogni luogo mi trovi, opportune et importune.

1 — la persona umana nasce maschio e femmina: l’affermazione non è banale dal momento che abbiamo visto che c’è chi teorizza una diversa lettura della corporeità. Non mi spaventa e men che meno mi scandalizza la presenza di chi avesse dei seri problemi personali al proposito; non ho che da offrire comprensione, condivisione e aiuto. Rientra invece nel mio compito quello di annunciare (talvolta si tratta di un vero e proprio primo annuncio) a tutti che la natura umana esiste ed è conoscibile. Questo è un argomento contro la IV Rivoluzione.

2 — la persona umana è strutturalmente sociale: stiamo insieme non per comporre faticosamente opposti e confliggenti interessi, ma perché nella nostra struttura è inscritta la non autosufficienza; riconosciamo noi stessi solo negli altri, siamo un IO solo davanti ad un TU. Dunque esiste un bene COMUNE che è da perseguire da parte di tutti e a cui lo Stato deve tendere nello svolgimento della sua funzione sussidiaria, secondo la felice formula “tanta libertà quanta possibile, tanto Stato quanto necessario”. Argomento contro la III Rivoluzione.

3 — nello svolgimento di una vita sociale ordinata al bene, uno dei passaggi cruciali è quello della educazione delle nuove generazioni: ondate di “barbari”, nel senso di persone che non sanno come si vive, giungono ogni giorno nel mondo: sono i nuovi nati, coloro che si aspettano di sapere da chi c’è già se la realtà è amica o nemica, favorevole o svantaggiosa all’esistenza. Conservare una civiltà non è altro che educare colui che ha già iniziato a vivere in stretta dipendenza da un’altra – la madre – e ora attende di comprendere nella famiglia un modo di dono reciproco anziché di prevaricazione.

Ecco la malizia in più dell’aborto: applicare al primo momento della vita la nozione di vantaggio anziché di giustizia! Introdurre all’interno del rapporto fondamentale madre-figlio la logica dell’utilitarismo su quella del dono! La primissima società umana è questo rapporto assolutamente di dipendenza del figlio dalla madre, questo affidamento totale da cui discendono tutti gli altri rapporti.

La famiglia ha valenza di utilità del bene comune ancor prima della sua elevazione a Sacramento.

Adamo ed Eva non avevano avuto un prete che li avesse sposati, e la benedizione (il bene-dire, dire che è cosa buona) venne da Dio direttamente come constatazione che realizzava il bene dell’uomo.

Il sacramento arriva quando, non “sapendo” come spiegare agli uomini quanto amore ha Cristo per essi (e dunque anche per quel modo di stare insieme dei credenti che è la Chiesa), Gesù stesso si manifesta come sposo, racconta del suo Amore come di un fidanzamento e poi di uno sposalizio [“il Regno dei cieli è simile ad un re che volle fare un banchetto di nozze per Suo Figlio…”]. Argomento contro la II Rivoluzione nella sua versione di abbattimento della famiglia del Re come Famiglia tra le famiglie.

4 — Cristo è la via della Chiesa perché è la via dell’uomo. Cristo rivela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. Per sapere chi è l’uomo, dobbiamo guardare a Cristo, nuovo Adamo. Non si dà umanità senza l’umanità redenta da Cristo e in Cristo. Ma Gesù parla all’uomo di tutti i tempi attraverso la sua Chiesa. Sua perché Egli l’ha assunta in sé ancor prima di costituirla. Argomento contro la I Rivoluzione: Cristo sì, Chiesa no.

La liturgia delle Ore di ieri, mercoledì delle Ceneri, prevedeva una lettura dal libro del profeta Isaia 58, 1-12: “Il digiuno che è gradito a Dio”

Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
[…]
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique, [liberare la libertà, cioè distinguere le catene inique da quelle necessarie]
togliere i legami del giogo, [il giogo è segno di schiavitù, mentre Gesù ci ha detto: non vi tratto da schiavi, ma da amici]
rimandare liberi gli oppressi [quale oppressione maggiore di quella del vizio, cioè del male che diventa invincibile]
e spezzare ogni giogo? [solo il giogo di Cristo “è soave e leggero”]

Non consiste forse nel dividere
il pane con l’affamato, [lettura non materiale: il Pane di Vita di cui vive davvero l’uomo, la Fede e Cristo stesso]
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, [chi non ha casa è misero, chi non ha la Chiesa è misero e senza tutto ciò che una casa rappresenta: dimora, protezione, radici, storia, famiglia,…]
nel vestire chi è nudo, [l’abito dell’uomo, il suo corpo e il corpo familiare, il corpo sociale, il corpo nazionale, e non ultimo l’habitat, il mondo stesso]
senza distogliere gli occhi da quelli della tua gente? [non è nella dimenticanza degli altri che si realizza la salvezza: la dimensione sociale non è un optional, è una necessità]
[…]
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. [quante volte pensiamo di non essere esauditi perché non chiediamo ciò che è giusto e, ciò nonostante, il Signore ci riserva quello che è meglio per noi!]
[…]
La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.

Ecco il programma di colui che, avendo compreso la portata distruttiva della Rivoluzione, desidera opporvisi con la Controrivoluzione, ovvero non con una azione uguale ma di segno contrario, bensì con il contrario della azione orgogliosa, superba, autosufficiente, sciolta dai legami con la realtà (l’ideologia), con la verità (il relativismo), con il sacrificio proprio della condizione umana (l’edonismo).

Conclusione: “Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio”.

È vero che logos è stato tradotto dal Santo Padre come “ragione”, ma non dimentichiamo neppure che è più immediatamente “parola”, e Gesù è la Parola del Padre e la Parola che salva. La spiritualità orientale conosce la potenza del nome di Gesù, ne pratica la preghiera, ne contempla la dolcezza e l’efficacia. Ritorniamo a pronunciare e ad annunciare Cristo, Verbo incarnato, Colui a causa del Quale tutte le cose sono state fatte e ricapitolate, per poter di nuovo fare la civiltà cristiana, che sarà diversa da quella precedente e ormai finita, ma che potrà essere solo con Cristo.

“L’Europa o sarà cristiana o non sarà!”, il grido ammonitore e profetico di Giovanni Paolo II, continua ad essere il vero programma per la ricostruzione di una civiltà a misura di uomo, nel rispetto del piano di Dio.

 


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