Presentazione alla lezione del dott. Roberto Marchesini

Venerdì 16 febbraio 2007
Dott. Chiara Mantovani

Presentazione alla lezione del dott. Roberto Marchesini
«Omosessualità e teoria del gender»

 

Il dott. Roberto Marchesini è laureato in psicologia all’Università Statale di Padova, indirizzo “Psicologia dell’Età Evolutiva”. È specializzato in terapia sistemico-familiare presso il Centro Milanese di Terapia Familiare di via Leopardi, a Milano. Lavora come psicologo presso una Unità Tutela Minori di un ente pubblico e come counsellor con le famiglie in difficoltà.
Ha pubblicato articoli su “Il Timone”, “Studi cattolici”, “Cristianità”, “Il Domenicale”.

Riprendiamo il nostro itinerario di descrizione del dramma dell’Europa senza Cristo.

Ricorderete certamente che abbiamo identificato nella destrutturazione dell’idea stessa di persona una traccia per seguirne il processo, avvertiti che questo è solo uno degli ambiti in cui si è dipanato, paradigmatico ma non esaustivo.

Oggi arriviamo, per così dire, al cuore del problema: tolti all’uomo via via tutti gli strati protettivi, spogliato l’uomo dei suoi abiti, lasciato mezzo moribondo ma non ancora morto nel mezzo del suo cammino nella storia, ora si tratta di soccorrerlo o di finirlo. All’uomo non era rimasta che la sua corporeità, il suo corpo che lo descrive pur senza esaurire tutta la ricchezza del suo essere.

Sarebbe suggestivo raccontare come in tutta la sacra scrittura l’abito sia paradigma della sua dignità (l’abito di foglie dopo il peccato e quello di pelli di animali per l’esodo dal paradiso terrestre; la nudità di Noè; la nudità del viandante che scendeva a Gerico; l’abito richiesto alle nozze; quello con cui viene rivestito il figliol prodigo pentito; la spoliazione di Gesù prima della flagellazione, quello con cui viene rivestito da Pilato prima dell’ecce homo, il nuovo denudamento prima della crocifissione; il sudario, ultimo abito dell’umanità).

Ma stasera ci occuperemo dell’ultimo, il più intimo abito dell’uomo: il suo corpo.

Ancora una volta il progetto cammina sulle gambe delle idee, o, meglio, delle ideologie. Frantumato il nesso ontologico tra la corporeità e la spiritualità, affermata la sostanziale omogeneità tra uomo e animale, non resta che scardinare la differenza sessuale, relegandola ad una opzione, una scelta personale, un accessorio della persona.

La sessualità non è più un “caso serio”, un fatto di cui tenere conto ragionevolmente per le azioni: la persona non è definita nella e a partire dalla sessualità, è divenuta una “entità liquida”, senza forma.

Dunque senza anima. Ed è scattata la rivendicazione che la libertà si spinga a ridefinire il reale.

 


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