Sintesi della introduzione al seminario «A cinquant’anni dalla Rivoluzione culturale del Sessantotto»

3 novembre 2018
Seminario «A 50 anni dalla Rivoluzione culturale del ’68»

 

prof. Leonardo Gallotta

Cinquanta anni dal Sessantotto: mezzo secolo di una rivoluzione culturale le cui conseguenze si fanno sentire ancor oggi, sia a livello di princìpi, di modi di essere, di visione del mondo, sia anche proprio a livello di vita quotidiana.

Tra le conseguenze che vediamo oggi è che è scomparso qualsiasi rispetto per l’autorità e la gerarchia. Piccolo esempio: nelle aule scolastiche sono state eliminate le predelle dove c’erano le cattedre. Prima l’insegnante poteva, da una posizione leggermente sopraelevata, vedere anche gli studenti in fondo all’aula, ma soprattutto la sua posizione indicava simbolicamente il suo ruolo, diverso da quello degli studenti. Volendo mettere sullo stesso piano l’insegnante e gli alunni in nome di un egualitarismo che poi è stato portato alle estreme conseguenze, abbiamo potuto assistere ad uno stravolgimento tale per cui accade non solo che gli studenti si ribellino ai professori ma anche che questi ultimi vengano regolarmente accusati dai genitori di essere i soli responsabili del cattivo andamento degli studi dei loro figli. Si assiste regolarmente a questo, ma non ci si chiede il motivo, non ci si domanda quale sia l’origine di questa situazione.

Un altro aspetto è la rivoluzione sessuale. Un libro “cult” di quel tempo era “Porci con le ali” di Camilla Cederna. Porci con le ali, cioè ragazzi liberi da ogni inibizione sessuale e preda di ogni più basso istinto, ma che “volavano” alti vagheggiando ideali di giustizia, di uguaglianza e di pace. Da allora la china è stata sempre più ripida quanto allo sfascio della società: pensiero sempre più “debole”, società coriandolizzata, liquida, ma soprattutto scristianizzata.

Vorrei ricordare un altro cinquantesimo anniversario: nel 1968 morì padre Pio da Pietrelcina, una delle colonne spirituali del nostro secolo. Grandi uomini come questi, quando vengono meno, lasciano orfano il proprio tempo, continuando sì a proteggere dal Cielo chi li invoca e li prega, ma privando la società del loro potente influsso positivo. Juan Donoso Cortès affermò che se non si dicessero più preghiere il mondo sarebbe finito.

La Madonna a Medjugorje continua incessantemente a ripetere di pregare sempre. Dobbiamo certamente ascoltarla, ma noi laici che vorremmo animare cristianamente la società, oltre a pregare dobbiamo anche agire, e in questo agire mettiamo oggi anche il sacrificio di un po’ del nostro tempo per la nostra formazione e per aumentare la nostra consapevolezza.

 


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