n. 35 – dicembre 2019

14. Dicembre 2019 IN HOC SIGNO 0

Cari amici,in questo numero di IN HOC SIGNO vi offriamo la sintesi di un altro passaggio della lezione «Il bene comune» tenuta dal dott. Domenico Airoma, magistrato napoletano e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica. La lezione si è tenuta a Ferrara il 18 ottobre 2019 nell’ambito del Percorso di formazione culturale e tecnica per amministratori pubblici «Servire la Città» organizzato da «Progetto San Giorgio» con il patrocinio del Comune di Ferrara.Il mese scorso abbiamo sunteggiato ciò che il prestigioso relatore ha detto sul tema “Oggettività del bene comune”. Ora parliamo — si tratta di appunti tratti dalla registrazione — di un altro aspetto del quale l’amministratore deve tener conto per attuare il bene comune: la sua aderenza alla realtà.


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“Realismo” del bene comune

Abbiamo visto l’oggettività del bene comune: un altro aspetto fondamentale è il suo “realismo”, la necessità di tener conto della realtà per la sua realizzazione.Come deve fare dunque l’amministratore per applicare nella concretezza il bene comune? Visto il quadro, l’orizzonte, ora veniamo alla possibilità della sua realizzazione nel corpo sociale, passaggio dal quale non può ovviamente prescindere se non vuole cadere in visioni utopistiche.L’amministratore non può né deve ignorare la storia di quel corpo sociale, perché ogni natura ha una storia, ha una cultura, e deve tenere conto di che storia ha avuto, che cultura ha, perché quello definisce la sua identità, diversa da un’altra; deve rispettare quella identità, perché la sua identità è il suo bene.La politica è certamente amministrazione e tecnica, ma in certo qual modo è anche arte.Sì, arte, perché bisogna individuare le soluzioni più opportune, più confacenti a quella storia, a quella cultura, e magari queste soluzioni variano nelle varie situazioni e nel tempo, perché il bene comune è quello storicamente possibile.Attenzione, questa non è una concezione relativistica: significa semplicemente calarlo nella realtà e nella identità del soggetto. Ogni corpo ha le sue specificità e il mio star bene magari è diverso dal tuo star bene. Io devo capire, quando sto bene, che cos’è che mi fa star bene. La mia storia, la mia “anamnesi” è diversa da quella di un altro e occorre tenerne conto.L’amministratore deve tener conto di questo, altrimenti non fa bene il suo mestiere e non rispetta quella identità e non fa star bene quel corpo.Questo descrive una virtù importantissima del politico, la prudenza, virtù anche superiore alla giustizia. La prudenza non consiste nel mettersi la maglia di lana, ma è qualcosa di molto più profondo: saper tradurre costantemente i princìpi nella realtà concreta. Questa è la prudenza: un’opera di traduzione, di applicazione costante, tenendo conto del reale, di come siamo fatti, di tutti i problemi che abbiamo, perfino di come la storia ci ha sfigurato e di come queste concezioni errate del bene comune ci hanno danneggiato.In sintesi, il buon amministratore e il buon politico devono confrontarsi sempre con la realtà, nei suoi vari aspetti, del corpo sociale e del territorio: questo deve far parte delle loro capacità e della loro arte.

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Il percorso “Servire la Città”, dopo la prima lezione del magistrato Domenico Airoma, ha visto un secondo appuntamento, sempre presso la Sala Conferenze dell’Urban Center, venerdì 15 novembre, con la lezione del Direttore generale del Comune di Ferrara, Sandro Mazzatorta, intervenuto sul tema “Politica e gestione: insieme per la creazione di valore pubblico per la comunità”.

La terza lezione si terrà venerdì 13 dicembre alle ore 20 sul tema «Il valore di Ferrara, i valori di Ferrara». Relatore sarà Renato Cirelli.

Chi fosse interessato a iscriversi al corso, che con cadenza mensile si dipana complessivamente in otto incontri, l’ultimo dei quali verso la fine di maggio 2020, potrà recuperare le due lezioni già effettuate richiedendone le registrazioni.

email: progettosangiorgioferrara@gmail.com – tel.: 320 0812981.

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Ad maiorem Dei gloriam et socialem


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