San Luigi IX Re di Francia

Lezione tenuta il 1 dicembre 2005

Rita Martinucci

San Luigi IX Re di Francia

 

Luigi, figlio secondogenito di Luigi VIII (figlio primogenito ed erede del re di Francia Filippo II Augusto), e della moglie di Luigi VIII, Bianca di Castiglia, nasce il 25 aprile 1214 a Poissy. All’età di quattro anni diventa l’erede al trono di Francia perché muore suo fratello maggiore, Filippo. Di San Luigi abbiamo notizie da un suo carissimo amico, che lo ha servito per tutta la vita, Joinville. Il giovane Luigi diventa re all’età di 12 anni, poiché il padre muore di malaria durante una “crociata interna” che sta compiendo contro il conte di Tolosa che proteggeva gli eretici. La regina Bianca, mamma di San Luigi, è nominata tutrice del giovane re. Non si sa esattamente a che età Luigi acquisisce i diritti di re, ma sembra piuttosto che l’intesa con la madre fosse tale che alla tutela seguì quasi impercettibilmente un “congoverno”, senza poter dire che Luigi regnava ma non governava, la sua autorità fu infatti ben presto ben visibile a tutti. L’incoronazione e l’unzione di San Luigi avvengono solo 3 settimane dopo la morte del padre e ufficialmente Luigi acquisisce i pieni poteri all’età di 21 anni, anche se probabilmente il sopra citato “congoverno” dura per i due anni 1234-1235, anni rispettivamente del suo matrimonio e del suo ventunesimo compleanno. Non c’è da stupirsi per la velocità della cerimonia di incoronazione/consacrazione, dovuta all’angoscia che provocava nella nazione il periodo dell’interregno, angoscia accresciuta dalla giovanissima età del re. A 15 anni San Luigi ha già sconfitto il conte di Tolosa ed estirpato l’eresia albigiese oltre ad aver domato altre ribellioni: in 3 anni ha riunito le due metà settentrionale e meridionale della Francia ed è il primo re che effettivamente le regna. Anni dopo sarà poi anche il primo re di Francia a partire per una crociata dal proprio territorio (la parte meridionale, appunto).

Questi primi anni di regno di San Luigi, oltre ad essere anni di difficoltà e di rischi, sono anche, per il giovane re, anni di progressi decisivi del potere regio e del suo prestigio. Grazie alla sua presenza sui teatri delle operazioni militari e nelle assemblee dei grandi e grazie all’abilità di sua madre e dei suoi consiglieri, Luigi appare come un valoroso guerriero e un vero sovrano. Era diventato un vero comandante militare: convocava i suoi baroni, che gli obbedivano (tranne quelli della Bretagna, ma questa resterà ancora per lungo tempo una dura spina nel fianco per il regno di Francia!).

Oltre alle sue doti militari San Luigi fu un intelligentissimo uomo politico ed un cristiano fervente: i suoi biografi ci raccontano vari episodi che ci aiutano a comprendere la complessità e la completezza di questo grande re e grande santo.

Nel 1229 l’università di Parigi è una giovane istituzione ma già di molta importanza per la dinastia capetingia in relazione ad una questione di grande rilievo, la cosiddetta translatio studii, un analogo della translatio imperii dagli imperi d’Oriente all’Impero Romano prima e al Sacro Romano Impero poi: vi fu infatti un trasferimento del potere intellettuale da Atene a Roma, e poi a Parigi. L’Italia ha il Papa, la Germania l’Imperatore, la Francia l’Università, si diceva al tempo. Ci racconta com’è andata e come è intervenuto personalmente il giovane re un monaco di Saint-Denis, Guglielmo di Nangis:

“In quello stesso anno [1229] nacque gran discordia a Parigi fra i chierici e i borghesi, e i borghesi uccisero alcuni chierici; avvenne allora che le università uscirono da Parigi e si trasferirono in alcune provincie. Quando il re si avvide che a Parigi cessava lo studio delle lettere e della filosofia in virtù della quale si acquisiscono i tesori dell’intelligenza [sens] e della saggezza [sapience], tesori che valgono più di tutti gli altri, e che quello studio — venuto di Grecia in Roma e da Roma in Francia col titolo di cavalleria — aveva abbandonato Parigi, il re dolce e bonario fu molto inquieto ed ebbe gran timore che sì grandi e ricchi tesori si allontanassero dal suo regno, perché le ricchezze della salvezza sono piene di significato e di sapere, ed egli non voleva che il Signore gli dicesse, rimproverandolo: “Poiché hai abbandonato e allontanato la scienza dal tuo regno, sappi che tu ti sei allontanato da me”. Il re non tardò a far venire presso di sé i chierici e i borghesi, e lo fece così bene che i borghesi ripararono i torti che avevano commesso contro i chierici. E questo fu merito speciale del re, perché la sapienza è un gioiello preziosissimo e lo studio delle lettere e della filosofia venne primamente di Grecia in Roma e da Roma in Francia col titolo di cavalleria, seguendo san Dionigi che predicava la fede in Francia”.

Anche nel rapporto con l’imperatore Federico II san Luigi dimostra una grande abilità politica: Luigi si sentiva membro di un corpo, la Cristianità, che aveva due teste, il Papa e l’imperatore. Il primo presiedeva alle cose spirituali, e l’imperatore, al di fuori del Sacro Impero germanico, aveva diritto ad una reverenza speciale. Ma, per tutte le cose temporali, né la Chiesa, né l’imperatore avevano diritti o poteri giuridici da esercitare nel regno di Francia. Questa concezione si combina assai bene, in lui, con il desiderio di mantenere un giusto equilibrio tra il Papa e l’imperatore, al fine di salvaguardare l’unità simbolica della Cristianità bicefala. Una certa simpatia sembra essere esistita tra queste due grandi figure: l’imperatore Federico II e Luigi IX re di Francia, l’uno tutto assorto nel suo sogno imperiale, l’altro nel suo sogno escatologico, ma entrambi partecipi di una visione totale della Cristianità, dalle estreme regioni dell’Europa orientale a Gerusalemme, il primo con tutti i mezzi dell’eroe umano e il secondo attraverso tutte le vie dell’eroe cristiano. In accordo con questa concezione, nel maggio e nel giugno del 1232, san Luigi rinnova i trattati che lo legano a Federico II e a suo figlio Enrico; Federico trattava Luigi da fratello, e i due sovrani si facevano reciprocamente quelle promesse di fedeltà e di assistenza che i vassalli facevano abitualmente nei confronti dei loro signori.

Racconta Jacques Le Goff: “Nei confronti di quelle due superpotenze [papato e impero], l’atteggiamento di Luigi IX è costante e parallelo. Monarca di un regno che è ormai il più potente della Cristianità, il re di Francia ha i mezzi per condurre tale politica. Si tratta di dare a ciascuno ciò che sembra gli sia dovuto: al papa un filiale e obbediente ossequio nella sfera spirituale; all’imperatore un formale e cortese riconoscimento della sua simbolica superiorità. Ma a entrambi il re di Francia vieta ogni interferenza nelle questioni temporali che dipendono dalla sua sola autorità, e impone il rispetto della sua autonomia nella sfera temporale. Di fronte all’irrequieto Federico II, Luigi, forte del fatto che, all’inizio del secolo, il papa Innocenzo III ha riconosciuto che il re di Francia “non riconosce alcun superiore nel suo regno”, conserva un atteggiamento di rispettosa neutralità, ma sa, quando occorre, alternare la fermezza alla deferenza, così come fa nei confronti del papa. Questo, egli pensa, dev’essere il giusto comportamento da tenere fra principi cristiani”.

Ci sono due episodi molto emblematici che ci descrivono la grande fede di san Luigi, entrambi che riguardano delle reliquie. Ce le racconta Guglielmo di Nangis:

“[Il 28 febbraio 1232] avvenne […] che il santissimo chiodo, uno di quelli con cui fu crocifisso Nostro Signore, ivi portato fin dai tempi di Carlo il Calvo re di Francia e imperatore di Roma, che l’aveva donato a detta chiesa, cadde dal vaso nel quale era custodito mentre veniva dato a baciare ai pellegrini e si perdette nella moltitudine di gente che lo baciava; ma più tardi fu ritrovato per virtù miracolosa e riportato, con gran gioia e letizia, nella detta chiesa il primo aprile successivo. Il dolore e l’amarezza che il santo re Luigi e la sua nobile madre Bianca provarono per così grande perdita sono degni di essere ricordati. Re Luigi e la regina sua madre, quando ebbero notizia della perdita di quell’altissimo tesoro e di ciò che era avvenuto al santo chiodo sotto il loro regno, provarono grande dolore e dissero che non avrebbero potuto ricevere annuncio più crudele e che li facesse soffrire più crudelmente. Il buonissimo e nobilissimo re Luigi, per il grande dolore da lui provato, non poté contenersi e si mise a gridare a gran voce che avrebbe preferito che la miglior città del suo regno fosse stata distrutta e annientata. Quando seppe il dolore e le lacrime che l’abate e i monaci di Saint-Denis versavano giorno e notte senza potersi consolare, inviò loro degli uomini saggi e buoni parlatori [bien-parlants] per confortarli, e avrebbe voluto andarci di persona, ma quegli uomini glielo impedirono. Fece ordinare, e annunciare dai banditori in tutte le strade e le piazze di Parigi, che se qualcuno avesse saputo qualcosa sulla perdita del santo chiodo, e se qualcuno l’avesse trovato e nascosto, avrebbe dovuto restituirlo immediatamente e avrebbe ricevuto cento lire dalla borsa personale del re”.

Nel 1238, in seguito a problemi di denaro da parte dei baroni latini di Costantinopoli, questi si vedono costretti a vendere una reliquia preziosissima, la corona di spine e san Luigi riesce ad acquistarla con somma gioia, tanto che dopo numerosissime peripezie per mare e per terra, il re in persona, sua madre e i suoi fratelli corrono incontro al sacro oggetto. L’arcivescovo di Sens, Gautier Cornut, testimone oculare, così descrive la scena:

“Rimangono attoniti alla vista dell’oggetto così amorosamente desiderato, i loro spiriti devoti sono presi da un tale fervore che credono di vedere innanzi a sé il Signore in persona che porta, in quel momento, la corona di spine”.

In seguito poi, come racconta Le Goff, “Luigi completa, con grandi spese, la sua collezione di reliquie della Passione. Nel 1241 compera, insieme a gran parte della Vera Croce, la Santa spugna, con la quale i crudeli carnefici di Cristo crocefisso gli dettero da bere l’aceto, e il ferro della Sacra lancia con la quale Longino gli ferì il costato”.

Il 27 maggio 1234, all’età di 20 anni, Luigi sposa la tredicenne Margherita, figlia primogenita del conte di Provenza, Raimondo Beringhieri V: gli storici non sono certi di come si svolge la cerimonia, ma sono tutti concordi sul fatto che il rito fosse diviso in due tempi. Nel primo, che si svolge all’esterno della chiesa, viene chiesto agli astanti se conoscono qualche impedimento che osti all’unione dei due sposi, poi l’arcivescovo esorta i due fidanzati a darsi la mano destra (gesto che ricorda l’omaggio del vassallo nei confronti del suo signore) e li benedice, insieme all’anello che il re dona alla sua sposa. I coniugi entrano poi in chiesa, dove assitono ad una Messa nella quale sono letti passi della Sacra Scrittura adatti alla circostanza (per pura curiosità le cronache del tempo riportano come era vestita la sposa: aveva un abito di morettino rosa e una pelliccia d’ermellino e di zibellino). Il giorno successivo Margherita viene incoronata regina. Luigi e Margherita avranno undici figli, sette di questi (tra cui quattro maschi) sopravviveranno ai loro genitori, del resto nel XIII secolo era questa la demografia di una famiglia reale normalmente feconda.

Nel 1244 il re è di nuovo gravemente malato, probabilmente di dissenteria. Verso la metà di dicembre lo si crede morto. Ascoltiamo da Joinville il racconto di quei momenti:

“Giunse, si diceva, a tali estremi che una delle dame che lo assisteva gli voleva stendere il lenzuolo sul viso e diceva che era morto. Un’altra dama, che stava dall’altra parte del letto, non lo permise e asserì che aveva ancora l’anima attaccata al corpo. Nostro Signore, avendo udito la discussione fra le due dame, operò in lui e gli restituì subito la buona salute, perché prima era muto e non poteva parlare. E non appena fu in grado di parlare, chiese di diventare crociato”.

Le crociate e la morte

San Luigi fa voto di farsi crociato e inizia con minuziosi preparativi logistici, finanziari, diplomatici e religiosi. Soprattutto la preparazione religiosa ce la aspettavamo da san Luigi:

“Essa riveste tre aspetti principali: una campagna di preghiere e di sermoni, nella quale si distinsero i cistercensi e i domenicani; una sorta di politica penitenziale dell’amministrazione regia, caratterizzata dalla grande inchiesta del 1247, affidata soprattutto a domenicani e francescani, che mirava a riscattare i peccati della stessa amministrazione mediante la restituzione delle esazioni e la riparazione dei torti giudiziari; infine, alcuni provvedimenti contro gli ebrei, e in special modo contro gli usurai” (Le Goff).

San Luigi, per la crociata del 1248, sceglie come luogo di sbarco l’Egitto e in particolare la città di Damietta, portando con sé aratri, vanghe e altri utensili per la lavorazione della terra, con il chiaro intento di colonizzare la città e usarla come base per arrivare poi alla conquista di Gerusalemme e per insediare in Egitto una popolazione cristiana. Dopo la conquista della città le cose però si mettono male: i musulmani in certi campi sono militarmente superiori e pure le epidemie si abbattono sui crociati (tifo, dissenteria, scorbuto). E così il 6 aprile 1250 il re e gran parte del suo esercito sono fatti prigionieri. Ma la regina Margherita, che era rimasta con una parte dell’esercito sulle navi, raccoglie a tempo di record la somma per il riscatto: il re viene liberato il 6 maggio. Dopo la prigionia san Luigi decide di rimanere in Terra Santa a tempo indeterminato. Nella primavera del 1253 gli giunge la notizia della morte della madre, avvenuta il 27 novembre 1252, così ritorna in Francia. Nel 1267 poi san Luigi decide di intraprendere una nuova crociata. Si imbarca il 1° luglio 1970 con rotta verso Tunisi. La “via di Tunisi” sarà per il re un vera e propria “via crucis”: si ammala di nuovo di dissenteria e muore il 25 agosto.

La fede di san Luigi

“”Due sono i sacramenti indispensabili ad ogni persona: il battesimo e, se è stato commesso un peccato mortale, la confessione” […] La confessione è la grande preoccupazione di san Luigi, perché è il sacramento che cancella i peccati morteli, che rinnovella le condizioni di purezza del battesimo. Il Duecento fu il secolo della confessione. Nel 1215, un anno dopo la nascita di Luigi, il quarto concilio lateranense istituì la confessione annua obbligatoria per tutti i cristiani. Questo ritmo annuale è del tutto insufficiente per san Luigi, lascia sussistere intervalli troppo lunghi, nei quali il peccato mortale acquista dimensioni troppo grandi, diventa pericoloso. Il ritmo che dà sicurezza è quello settimanale, e il giorno della settimana che si impone è quello più particolarmente votato alla penitenza: il venerdì. Ma il re può temere di commettere un peccato, forse mortale, anche fra un venerdì e l’altro, soprattutto la notte, questo tempo di tentazioni, questo tempo preferito dal diavolo per i suoi assalti. Di qui la necessità di avere, nelle vicinanze della camera, un confessore di giorno e uno di notte, che si diano il cambio per ascoltare le sue confessioni”.

I miracoli di san Luigi

Per quanto riguarda i miracoli — oltre a quelli che gli vennero attribuiti in vita: “mani di re sono mani di guaritore” dice Tolkien, mettendo per iscritto una certezza popolare molto diffusa nel Medioevo, miracoli che però non sono riconosciuti dalla Chiesa al fine della sua canonizzazione —, dopo la morte ne sono riconosciuti ben sessanta, così succintamente riassunti da Guglielmo di Saint-Pathus: “Ha soccorso coloro che erano contratti e ha loro disteso le membra; ha soccorso coloro che erano così incurvati da toccar quasi terra con la faccia, li ha ristabiliti in piena salute e ha risollevato di nuovo i loro volti; ha soccorso i gobbi, i gottosi, i malati di una malattia grave e insolita che si chiama fistola; coloro che avevano le membra inaridite, o avevano perso la memoria, o soffrivano di febbri continue e quartane […], molti paralitici e altri che erano affetti da varie specie di languori li ha aiutati, soccorsi e ristabiliti in piena salute; ha restituito la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la deambulazione agli zoppi, la vita ai morti”.

San Luigi martire

Le revisioni storiche non hanno ovviamente risparmiato san Luigi, ma le tre più importanti accuse che gli sono mosse (Inquisizione, ebrei e crociate) possono facilmente avere risposta, tanto che non è possibile documentare un vero e proprio “rovescio della medaglia” nella figura di san Luigi. Per quanto riguarda l’Inquisizione san Luigi non pensò mai di opporsi alle istanze del papato che gli chiedeva di eseguire le condanne, ma nessuno dei suoi agiografi ha segnalato uno zelo particolare nella repressione dell’eresia: il suo scopo era la conversione, il ritorno delle pecorelle smarrite all’ortodossia, l’unione dei cristiani. Nei confronti degli ebrei l’atteggiamento non era affatto diverso da quello appena visto, il battesimo di un ebreo era per il re una grandissime gioia, tanto che molte volte egli si fece padrino di ebrei convertiti. Anche verso l’Islam san Luigi nutrì la speranza della conversione.

In conclusione vi furono certamente anche delle zone d’ombra negli uomini e nelle donne del Duecento, ma fatto sta che sotto san Luigi le carestie diminuirono e le opere di misericordia progredirono. In fondo però era un uomo come tutti noi, e la sua figura ci deve essere d’esempio per essere un giorno a fianco a lui nella Casa del Padre.

 


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