Bellezza e Liturgia. Piccole note di carattere pastorale

Lezione tenuta il 31 marzo 2011

Don Camillo Magarotto

Corso «La via pulchritudinis»:
Bellezza e Liturgia. Piccole note di carattere pastorale

 

1. La Liturgia è opera di Dio. Se non sbaglio fu Pio XII, di v.m., a riproporre la Liturgia quale esercizio del Sacerdozio di Cristo. Se così è ne concludo che essa è appunto opera di Dio.

Ogni opera divina è finalizzata alla redenzione e quindi alla santificazione dell’uomo, il capolavoro della creazione. Ogni opera divina tuttavia, e specialmente la più grande di esse che è la Liturgia, non si esaurisce nella nostra santificazione e basta. L’operare divino riguarda tutto l’universo; ha una dimensione e un valore cosmico ed eterno! La Liturgia abbraccia e redime l’universo. Dio fa le cose complete, non trascura nulla.

Ogni celebrazione liturgica in generale e ogni santa Messa bel celebrata in particolare non sono svincolate dal divenire della creazione. Anzi, ne sono il principale motore.

C’è una bellezza della Liturgia e nella Liturgia che risiede nella sua inseparabilità dalla natura, dall’ordine cosmico, dal creato e dalle creature.

La Liturgia è bella perché divina innanzitutto, e inoltre perché è il senso e la motivazione del diveniente esistere del creato; è ciò che rende sapore e gusto allo scorrere del tempo…

Niente è più importante per noi che la Liturgia perché essa è la via ordinaria voluta da Cristo Dio per salvarci. Più tempo dedichiamo alla Liturgia più impreziosiamo lo scorrere del nostro giorno terreno. E ciò è molto bello! La Liturgia che è bellezza rende bello il nostro vivere, fossimo anche oppressi dalle più terribili angosce. Circa il rapporto unico, inseparabile e insostituibile tra la bellezza della Liturgia e quella del creato, mi aggrada citare l’inizio della prece che il sacerdote nella Liturgia Gregoriana pronuncia sull’acqua prima di infonderne alcune gocce sul vino nel calice: “Deus, qui humanæ substantiæ dignitatem mirabiliter condidisti et mirabiliter reformasti: da nobis…”. La Liturgia trasfigura il creato così come il pane nella consacrazione viene transustanziato nel Corpo di Cristo.

2. Liturgia e bellezza sono inscindibili. La Liturgia non si dà assente la bellezza. La Liturgia è bellezza; la bellezza non può non essere che liturgica. Belle e curate devono essere le celebrazioni, gli arredi sacri, il canto,…

La Liturgia è opera di Dio, esercizio dell’unico ed eterno Sacerdozio di Gesù, ma è anche culto dell’uomo a Dio che è possibile per i meriti e le grazie della nostra unione con Lui. Se Liturgia e bellezza sono inseparabili ne consegue che esse con pari dignità derivano e rimandano ai meriti infiniti di Cristo. E questi a loro volta rendono la nostra fede e la nostra preghiera vive, vere e belle.

Che bello che è pregare!

3. Ogni celebrazione deve essere opportunamente e il più a lungo possibile preparata nella preghiera. Una preparazione che non è dovere esclusivo dei sacerdoti. La preparazione alla celebrazione dei divini misteri appartiene ai doveri di tutti i cristiani, sacerdoti e laici; è un patrimonio spirituale poco sfruttato da molti membri della Chiesa! Una santa Messa perché sia BEN e BEL celebrata deve alle stesse condizioni essere preparata.

Bella e pulita dev’essere l’anima di chi celebra e di chi vi assiste. Bello e pulito deve essere il tempio e gli ambienti connessi (sacristia, sagrato, ..). Bello e pulito e, secondo modestia e dignità, deve essere il corpo e il vestiario dei fedeli. Belli, puliti e graziosi devono essere i paramenti e le suppellettili sacri. Belli, edificanti, appropriati ed approvati devono essere i canti…

Una celebrazione degna è per sua intima natura anche bella. Una celebrazione bella è degna, degna di Dio e degna dei fedeli. La bellezza dispone a compiere degnamente la celebrazione dei santi misteri, e continua nel ringraziamento che segue.

Il ringraziamento al termine delle celebrazione è la preghiera più trascurata. Esso invece è molto importante e deve seguire ogni atto liturgico e deve essere celebrato bene, con proprietà, dignità e bellezza. La bellezza deve vedersi, allora aumenta il buon senso in chi crede e lo genera in chi dice di non credere. Quanto è bella la gratificazione interiore che si prova durante e dopo la partecipazione ad una Messa celebrata bene e magari da un sacerdote santo!

4. La bellezza è il nome proprio del cammino spirituale di ogni cristiano. Cammino continuo e faticoso di perfezionamento fino alla santità; opera inarrestabile di crescita morale intarsiata dalla vita liturgica. La bellezza della Liturgia promuove una vita moralmente ordinata e santificante.

Prendete due coppie di giovani, quattro ventenni. La prima coppia composta da un seminarista e da una novizia, oppure anche da due ragazzi per bene come ce ne sono pochi. La seconda coppia da due ragazzi del bar sottocasa. I primi vanno sempre a Messa, magari tutti i giorni perché hanno capito tutto dalla vita; i secondi ci vanno forse a Natale e a Pasqua. I primi sono belli, ordinati e puliti anche fisicamente, e magari hanno solo un abito; i secondi sono rozzi e, quantunque abbiano l’armadio disordinatamente pieno, vanno in giro con i pantaloni sbrecciati e si coprono abbinando indumenti che stridono al più semplice buon gusto. I primi vivono con dignità e bellezza la castità del corpo; i secondi sono nauseati dal peccato di impurità ancor prima della maggior età! Il confronto tra le due categorie di giovani rispecchia abbastanza fedelmente la vita di chi si nutre di Dio e di chi lo esclude sino al disprezzo; tra chi prende parte attiva all’essenza della vita cristiana che è la Liturgia e chi, in nome di un falso concetto di libertà, si costruisce una propria religione che ripudia la Chiesa, la Liturgia e la loro bellezza.

5. A questo proposito vorrei ora parlare un poco della Liturgia gregoriana, antica e sempre nuova. È innegabile che un crescente e, grazie a Dio, inarrestabile numero di persone, specie giovani!, sta trovando (o ri-trovando) la fede grazie alla cosiddetta Messa Tridentina.

Si tratta a mio parere di un fenomeno straordinario, un vero e proprio confortante segno dei tempi, che inquieta alcuni, specie molti vescovi e sacerdoti, e consola altri, in genere pochi preti e pochissimi vescovi, questi ultimi puntualmente maltrattati dai più numerosi! Mi chiedo: ci sarà un motivo se le conversioni sono in aumento grazie soprattutto alla Liturgia antica?

Ci sarà un motivo se il Santo Padre ha donato alla Chiesa e al mondo il motu proprio “Summorum Pontificum”?

Ci sarà un motivo se i seminari tradizionalisti, o perlomeno biritualisti, traboccano e quelli invece in cui la formazione è proposta da menestrelli con la chitarra chiudono?

Ci sarà un motivo se molte famiglie si ricompattano dopo terribili crisi dopo aver incontrato ed assaporato la Liturgia di sempre?

Si, c’è un motivo, ed è questo: la Liturgia antica è BELLA. Sicuramente in modo superiore a quella riformata che, a onor del vero, non è priva di bellezza. La Liturgia antica è bella nei testi; è bella per la lingua sacra con la quale è celebrata; è bella nei paramenti; è bella nella motivazioni teologiche e pratiche che la animano e la fanno sopravvivere a qualunque rivoluzione; è bella per il gusto soave e quasi ineffabile del canto gregoriano; è bella nei riti antichissimi ed attuali che la innervano; è bella perché più facilmente rende presente Dio; è bella perché raggiunge tutti, dotti e ignoranti, giovani e vecchi di qualunque nazione e origine. È bella perché opera di Dio e non degli uomini!

6. La bellezza liturgica ha due anime inseparabili, quella sacerdotale e quella dello stupore! La bellezza contiene un qualche cosa di misteriosamente sacerdotale.

Qualcosa che umane parole non riescono ad esprimere completamente e che è costituito da moti di offerta, di sacrificio, di intercessione, di mediazione…

E poi lo stupore che è di più di meraviglia. Lo stupore rimane e cresce insieme alle virtù teologali di Messa in Messa, la meraviglia no. La meraviglia riguarda i ricordi: col tempo conosce il logorio della dimenticanza che li cancella. Lo stupore accompagna la nostra crescita di cristiani. I santi vivono di Liturgia e sanno stupirsi ogni giorno sempre di più delle opere che Dio compie in essi. La Liturgia genera ed alimenta lo stupore. Lo stupore lascia spazio a Dio. “Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci” dice il salmo.

7. Si parla molto della bellezza NELLA Liturgia, molto meno della bellezza DELLA Liturgia. Tuttavia anche questa è una cosa bella perché il troppo parlare non è privo di colpe; e poi perché le cose belle sono semplici e hanno bisogno di silenzio o di pochissime parole.

La bellezza non deve più essere scambiata con l’affanno di riempire le chiese con icone, simboli senza storia, oggetti di ogni tipo. La bellezza non si identifica con la creatività di uno o di pochi. La bellezza, quella vera, quella liturgica, sgorga dai cuori di chi prega e soffre e dal cuore delle comunità cristiane che credono e difendono la fede.

Ogni pietra della mia chiesa settecentesca è impastata di lacrime e di sangue; ogni pietra di qualsiasi chiesa antica grida lode all’Onnipotente e con tutte le altre, e con i marmi, e con le sculture ecc. induce i pellegrini di questa terra a rivolgersi a Dio. Il cemento armato delle chiese moderne non è impastato con le lacrime e i sangue dei credenti. Nella storia di una chiesa antica c’è una Comunità che ha espresso, rafforzato e trasmesso la propria fede che l’edificio sacro testimonia. Dietro invece a certe chiese-magazzino c’è quasi sempre l’orgoglio di preti più imprenditori che adoratori. Le pietre e l’architettura delle chiese antiche parlano e fanno pregare; il cemento dei magazzini adibiti a chiese è armato con le bestemmie di beceri operai e non inducono assolutamente alla preghiera.

La bellezza resiste agli uomini e al tempo perché e divina. Ciò che è brutto prima o poi cessa di esistere.

8. Il confronto tra le due categorie di giovani di cui sopra ricalca quello tra le chiese antiche e quelle moderne.

In definitiva possiamo dire che questi confronti esprimono la dialettica tra bello e brutto, tra bene e male, tra salvezza e perdizione, tra odio e amore, tra Dio e satana! La bellezza e la Liturgia sono per la vita eterna, sono il gusto di vivere che attrae al cielo. La bellezza e la Liturgia ci fanno santi! Una intensa vita cristiana non può essere che una intensa vita liturgica. La Liturgia è bellezza, è ordine, è armonia che dispone seriamente e serenamente alla santità. Quando l’ordine liturgico viene sconvolto, come per molti aspetti è avvenuto dopo l’ultimo Concilio, entra in crisi il senso ultimo dell’esistenza cristiana, ossia la santificazione! Occorre riscoprire lo splendore della Liturgia, soprattutto nella forma ordinaria, per preservare la fede.

Ciò che è vero e bello nella Liturgia ci educa trasformandoci.

9. Occorre infine ricorrere alla preghiera degli Angeli perché siano belle le nostre liturgie. Si, agli Angeli dobbiamo ricorrere. Chi più di loro, che eternamente lodano la Bellezza e la maestà di Dio, può insegnarci a ben celebrare? Chi più di loro?

Si, più di loro c’è ancora una persona che è superiore per santità e bellezza, la loro Regina, Maria Santissima.

Credo di non esagerare definendo la Madonna la BELLEZZA DELLA LITURGIA. Non credo di esagerare. In fondo non è stato Dio stesso ad esagerare facendola Madre di Colui che eternamente intercede per la nostra salvezza?

Iddio non l’ha forse creata perché divenisse Madre di Gesù che nei nostri altari per il ministero dei sacerdoti continuamente si immola per noi?

Non è forse Lei la tota pulchra?

10. O Tutta Santa, o Immacolata, o Insuperabile per bellezza, volgi il tuo sguardo dolce e ineffabilmente bello sui tuoi sacerdoti. Rendili come te, umili e belli, pronti a sacrificarsi col tuo Figlio sugli altari (quelli veri, quelli di marmo con pietra santa, non sui tavoli) per consentirgli di continuare a salvare il mondo. O clemente, o pia, o tutta bella Vergine Maria!

 


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